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Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/227

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quante sono, e ciò si fa inalterabilmente ogni volta, che si entra in qualsivoglia Chiesa.1

In questo stato sono al presente i costumi de’ Morlacchi. L’amicizia, e l’Ospitalità li distingue sopra le altre Nazioni. La sregolata prodigalità è la loro mezza rovina. Certi usi ridicoli non servon loro di alcun pregiudizio. L’ignoranza, e la superstizione sono il patrimonio di alcuni pochi, e la base della loro infelicità. E a che giova aver un Popolo superstizioso? In tempo di guerra la superstizione avvilisce i più arditi guerrieri. Una Ecclissi Lunare, la comparsa di una Cometa, l’Aurora Boreale sono fenomeni capaci a renderli timidi, e ribelli. E a chi non è noto, che uno di questi fenomeni fu causa, che Paolo Emilio restasse vincitor sopra Perseo, cui poscia incatenato condusse in trionfo a Roma? E a che serve la miseria de’ Morlacchi? A formar il più delle volte una truppa di formidabili Aiduchi, di sommo inciampo al privato; e detrimento considerabile, ed incessante al Pubblico interesse. I Capi de’ Territorj, che deggiono molto a’ Morlacchi per mantenersi col decoro dovuto all’onorevole posto, cui occupano, potrebbon formar in qualche parte la felicità de’ Morlacchi stessi, od almeno renderli men infelici. Ma la maggior felicità sarebbe quella, ch’essi si spogliassero de’ pregiudizj antichi. In simil modo diverrebbono laboriosi in pace, e valorosi in guerra. Un Popolo illuminato forma la propria felicità, e quella del suo Prencipe ancora.

  1. Questo costume à qualche analogia con quello de’ Romani, che usavano anch’essi prender l’acqua de’ fonti nelle loro sacre cerimonie.
    Et manibus puris sumite fontis aquam
    Tib. lib. 2. el. I.