Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/226

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osservammo più volte, varie costumanze. Che questa usanza de’ fuochi novi sia stata praticata da’ Romani due versi di Ovidio ne’ Fasti del Mese di Marzo ce lo fanno vedere a chiare note.

          Adde quod arcana fieri novus ignis in æde
               Dicitur, & vires flamma resecta capir.

Tutti i parenti del morto per un anno intiero portano beretti neri per lo meno, (usando alcuni tinger anche gli abiti) in segno di scoruccio anche questi. Le Donne mettonsi in capo fazzoletti neri o turchini, e talora coprono il rosso col nero lungo gli orli delle loro vesti. Pel corso di un mese, o poco più dopo la inumazione di un qualche loro parente, anzi per meglio dire, secondo il rincrescimento, che ne provano, vanno le Morlacche più, o meno a far un nuovo piagnisteo sopra il sepolcro dello stesso in tutti i giorni festivi, se pur ànno l’agio di portarsi alla Chiesa, ove il parente loro fu sepolto. Ma questo costume, tolto da’ Romani è quasi giù di moda. Non è poi vero che in quest’incontri le Morlacche chiedano novelle dell’altro Mondo ai morti, come vuole il Fortis. Si conserva ancora in qualche parte quell’antica usanza di spargere i sepolcri di fiori, ed erbe odorose. Ma ciò, che fanno più comunemente le Morlacche è di portar seco una spongia, e ben pregna di acqua santa spremerla sopra i sepolcri de’ loro parenti. È materiale opinione di questa gente, che coll’acqua si allegeriscono le pene del fuoco, che potessero provar i morti. Io non so, se per questo nelle Isole di Zara, ognuno ch’entra in Chiesa porta seco un rametto di qualche albero, con cui va spargendo tutte le sepolture,