Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/25

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senza dubbio la sua formazione alle acque, io congetturai, che in poca distanza una qualche acqua dovesse ritrovarsi, e alla parte destra mi posi a rintracciarla. Ma qual orrore! Che Abisso! Quali rovine di sassi precipitati da tutte le parti all’intorno! Qual timore, che già già non precipitin degli altri, quasi pendenti in aria? Qual profonda malinconia occupa lo spirto in questa caliginosa Spelonca? La notte stessa, che ci trovò in questo stato, di quanto non diminuì il coraggio de’ miei due Compagni, quasi che non fosse quì una notte perpetua! Io gl’incoraggiva, ed avea bisogno di essere incoraggito, e mentre si avvanzammo qualche passo innanzi, udimo un romore di acqua, che facea ribombare la Caverna in suono, così rauco, che nient’era più opportuno, per aggiugnere tristezza a tristezza. Ma oh prodigiosa varietà della Natura! I miei compagni s’intimorirono di più, ed io ripresi coraggio. L’allegrezza di aver udito il mormorio di un’acqua sotterranea mi fece obbliare tutti i pericoli in un punto. Noi s’incamminammo a passi lenti verso lo strepito, e ad ogni istante ci pareva di avere l’acqua avanti gli occhi. Ci premeva di non mettere i! piede in fallo, perchè in tal caso era superfluo il pentimento. Diversi Monticelli, o per parlar co’ termini più proprj, banchi di fanchiglia ci fecero quasi quasi tornar addietro. I miei Compagni però ebbero la bontà di farmi strada, ed io seguendo le loro pedate, sopra questi pericolosi banchi, giunsi alla riva di un Regio sotterraneo Fiume. Il suo fondo mi è sembrato considerabile, e la sua quantità di acqua bastante, perchè dalla sua diramazione dovessero riconoscere il principio le sorgenti tutte della Cettina. La notte, che quivi ci sopragiunse, non ci permise di andar