Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/28

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le Caverne, Credono, che in cadauna di esse abitino le Fate, che mangiano i cuori de’ bambolini, o i Demonj alla custodia de’ Tesori1. Ma delle assurde opinioni intorno le Fate, e della sciocca avidità degli scava-tesori si dirà a luogo più opportuno.

Io non farò parola alcuna della Caverna visitata dal Fortis, cheche io sia stato più addentro di lui. Ò voluto solamente misurar la sua estensione, ed il viaggio sotterraneo, fin dove io giunsi, non eccede cento, ed ottanta passi Geometrici. La vasca, cui il Fortis, oltre la sua naturale bellezza, seppe qualche poccolino adornare colla forza del dire, mi è sembrata degna di essere scavata, e conservata2. Non saprei indovinare, com’esso poi incorso sia nello sbaglio di dar origine, o comunicazione alla Cettina col Lago di Busco-Blato3. Se ciò lì potesse dare, passerebbe per verità anche quel verso di Ovidio

  1. Leggasi il Fortis (p. 159. Vol. 2.) e si vedrà, che anche qualche P. Zoccolante à di queste superstizioni.
  2. „Il più curioso, non il più frequente scherzo, che vi si vegga, sono certe vasche fatte a foggia di gran conche embricate, una delle quali, che io ò particolarmente osservata, à gli embrici oltre mezzo piede larghi, ed assai ben configurati. Questi non posano già sul suolo, ma dal centro della conca partono curvandosi all’infuori; la conca non à grossezza maggiore di quattro dita, ed è capace di molt’acqua, imperocchè à oltre due piedi, e mezzo di lunghezza. Non si potrebbe dall’arte eseguire pezzo più bello per decorarne una fonte, o una grotta di giardino; dall’arte dico, che la Natura volesse imitare, non adornarla. Fortis Vol. 2. pag. 67.
  3. Vol. 2. p. 72.