Pagina:Osservazioni progetti e consigli risguardanti l agricoltura 1839.djvu/12

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I Comuni, allora liberissimi di fare del proprio tutto ciò che volevano, lasciavano scemarsi per frane, o volevano ad uso di pascolo, credendo ciò necessario, i pubblici terreni; e abbandonavano a marcire nelle selve travi e legname, oppur facevano de’ boschi inutili guasti, o li vendevano per sostenere lunghe liti, ovvero per comperare grani, di cui potevano avere abbondanza coltivando in maggiore quantità e meglio le proprie terre. Ad aver buone, brevi, e comode vie sul piano e ne’ monti si pensava in pochi luoghi; e così poca era la cura che se n’avea, che al presente il voler renderle praticabili costa ai paesi incredibili somme.

A praticare acquedotti non s’induceva la gente perchè si dipingeva la impresa impossibile, o per le enormi somme che sarebbonsi dovute esporre, al tutto ruinosa. I torrenti e i fiumi avevano pochi e malfermi ripari, ovvero tali che apportavano danni invece di giovamento; sicchè vedevansi tratti assai vasti di buon terreno o rapiti dalle correnti, o coperti di ghiaje, o ridotti a paludi.

Da siffatta indolenza e trascuranza, da tal languore quasi universale dell’inesperta popolazione, avevano origine mali gravissimi; tra i quali il non minore era deficienza di numerario, perchè il commercio, ch’esser poteva in molti rami attivo, e quindi sorgente di nuova industria, e d’utile sempre