Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/54

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— Le prime congiure ebbero per autori alcuni soldati e generali del disciolto esercito italiano, che non potevano tollerare la vista dei reggimenti austriaci (da essi posti tante volte in fuga,) e si vedevano delusi nella speranza di comandare di nuovo a truppe italiane. — Queste più non esistevano, nè si vedeva nell’alta Italia altro uniforme che il bianco. — I generali Lecchi, Demeester ed altri furono scoperti, ed espiarono nelle carceri di Mantova il fallo di avere prestato fede alle parole della Casa di Asburgo. — E da quel punto in poi, la storia d’Italia non ebbe più da raccogliere altri fatti che congiure e supplizi.

La libertà civile e politica è tal bene, che basta averlo traveduto nell’avvenire o sperato soltanto, perchè non sia possibile il dimenticarlo e il rinunziarvi. — Di quella libertà gli Italiani non avevano provato che la speranza; il solo parlarne era stato loro qualche volta concesso; e perciò quando i regnanti austriaci e i borbonici ne proscrissero il magico nome, e si mostrarono gli incurabili despoti che erano, sono e saranno mai sempre, gli Italiani sentirono forse per la prima volta l’intollerabile peso delle catene, le maledirono, e si trovarono pronti ai più fieri sacrifici, purchè fosse loro dato di spezzarle.

Un pensiero balenò allora nella mente di quelli Italiani ch’erano stati traditi dall’Austria e dalle proprie loro passioni. La Casa di Savoia nulla aveva di comune nè coll’Austria, nè coi Borboni. — I tre fratelli che si succedettero rapidamente sul trono sardo non avevano prole maschile, ed il presuntivo loro erede era un giovane principe del ramo di Carignano, cresciuto lungi dalle Corti, educato in Francia come un semplice cittadino ed in mezzo ai figli dei cittadini, colto, di mente elevata, ed imbevuto delle moderne dottrine civili e politiche. — Se gli Italiani liberali di quell’epoca fossero stati meno impazienti, avrebbero aspettato per accostarsi a lui e spingerlo ad alte imprese, che il corso naturale degli avvenimenti lo avesse portato sul trono di Savoja. — Ma i cospiratori credono sempre che il tempo sia loro nemico, che il momento in cui cospirano sia il solo propizio alla realizzazione dei loro progetti, e che chi non opera presto, non opera bene. — Coloro che avevano prestato fede alle menzogne dell’Austria, e che mal celavano l’ira da cui si sentivano divorati contro i menzogneri, fissarono l’anno ventesimo primo di questo secolo per l’e-