Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/260

Da Wikisource.
246 la tempesta.

Al pietoso tuo cor che male alcuno
Non n’è seguito

                       miranda.
                                 O giorno infortunato!

                       prospero.
Nessun mal, ti ripeto. Io ciò che feci,
Feci per te; per te, mia cara figlia,
Che non sai chi tu sia, che non conosci
Da qual germe io discenda, e me non credi
Che signor d’una misera capanna,
Nè maggior cosa il padre tuo.

                       miranda.
                                             Pensiero
Di più saperne io mai non ebbi.

                       prospero.
                                             È tempo
Che ne sappia di più. Vieni qui, la mano
Dammi e m’ajuta a togliermi di dosso
Il magico mantel.
                 (Depone il mantello)
                               Così. Per ora,
Arte mia, ti riposa. ― E tu rasciuga
Gli occhi, e calma il cor tuo. La orrenda scena
Di quel naufragio, figlia mia, che tanta
Pietà nel tuo gentile animo ha desta,
Con tal senno ordinai, con tal sagace
Provvedimento, che non pur nessuno
Di quella nave vi perì, ma torto
Non gli venne un capello, ancor che il grido
Di color ti ferisse, e andar sommersi