Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/367

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atto quarto. - sc.i. 353

                       prospero.
Mercè! ― Vieni Arïel così veloce
Come il pensiero.

                    Entra ARIELE

                         Il tuo m’impenna l’ali.
Che vuoi?

                       prospero.
                     N’è d’uopo sostener l’incontro
Di Calibano.

                        ariele.
                     È ver. Quand’io qui trassi
Cerere, dirti di colui volea,
Se non che risvegliar la tua sopita
Ira temei.

                       prospero.
                    Ripeti! Ove lasciasti
Quegli abbietti?

                        ariele.
                            Ti dissi, o mio Signore,
Come briachi dal soverchio bere,
Ed enfiati il cervel da forsennata
Spavalderia menassero fendenti
All’aria vana che feriane i volti,
E quel suol che baciava i loro piedi
Battessero. In obblio l’infame intento
Non metteano però. D’un tratto io posi
Sul cembalo la mano, e quelli, a guisa
Di puledri selvaggi, alzàr gli orecchi,
Le narici allargaro, e i sopraccigli
Levàr, come volessero le dolci