Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/366

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352 la tempesta.

                       prospero.
                              Il volto tuo,
Figlio, mi svela il tuo terror. Finiti
Ecco i nostri diporti; e le apparenze
Che li eseguìr non son, come ti dissi,
Altro che Spirti, e dileguàr d’un tratto. ―
Come il vuoto edificio e senza base
Di questa visïon nell’aer lieve
Sparì, così le torri, a cui la cima
Talor velan le nubi, i mäestosi
Palagi, i templi venerandi e tutto
L’orbe terreno e ciò che in lui s’accoglie,
Quando che sia dileguerà, nè traccia
Lascierà dietro a sè più che non v’abbia
Quest’aereo spettacolo lasciata.
Della vacua sustanza, o buon Fernando,
Onde i sogni son fatti, è l’uom composto,
Ed involta nel sonno è la fugace
Nostra esistenza. ― Afflitto io son. Perdona!
La fralezza mi vince, ed è l’antica
Mia mente oppressa; tuttavia di questo
Non ti accorar: durevole malore
Non è. Va’ nella grotta, e ti riposa.
Muterò per l’aperto alcuni passi,
E spero ridonar la consueta
Calma al mio core.

        ferdinando e miranda.
                        Il Ciel te la consenta!
                    (Partono.)