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da corrientes alla frontiera 107

nieri, sia per trattare un affare, come per combinare una guerra o una pace. Tuttavia nemmeno questa loro azione s’impone, e i gregarii, ciurma, son padroni di rifiutarsi perfino di andare alla guerra, benchè l’amor proprio rare volte permetta loro l’astinenza.

Quando un cacicche vuol dare un assalto, domanda il parere degli anziani e delle persone d’influenza, e se ne ha l’approvazione invita a seguirlo chi vuole.

A volte però combinano molto avanti qualche invasione, mettendosi d’accordo tra loro diversi cacicchi di varie tolderie. Quando noi arrivammo alla tolderia del Ciaguarál, vi trovammo 11 o 13 cacicchi riuniti, tutti Mattacchi, e aspettavano i Toba alleati, coi quali in fatti poco dopo invasero il territorio di altri Mattacchi, che tre mesi avanti avevano dato loro le briscole.

Quando si muovono per la guerra lanciano gridi di minaccia e di giubilo, e si tingono di nero parte della faccia e del corpo, e talvolta si arruffano ancor più gli arruffatissimi capelli, da parere anime in pena, secondo l’espressione d’un Indiano cristiano. Presso alla battaglia, si mettono, chi ne ha, penne al capo, alla cintola e anche alle noci dei piedi, preferibilmente di color rosso o giallo; se portano qualche cencio se lo fasciano alla cintola bene stretto, e all’atto della pugna escono in gridi di terrore.

Questo di pitturarsi per la guerra lo troviamo presso tutti i selvaggi e usava anche presso quelli che i Romani chiamavano Barbari; per esempio, secondo Claudiano, i Sicambri prima della pugna davano un color rosso vivo alla chioma.

I cacicchi hanno il posto d’onore nel più fiero della battaglia, che dà per risultato sempre la morte di alcuno di essi. Se vincono gli invasori, saccheggiano e rincorrono le donne, i ragazzi e le bestie, e ripartono dando alle fiamme la tolderia.

Non danno quartiere ai guerrieri, ed è raro che risparmino alla morte le donne adulte prigioniere, perchè ne temono, o