Pagina:Otto mesi nel Gran Ciacco. Viaggio lungo il fiume Vermiglio di Giovanni Pelleschi.pdf/12

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6 avvertimento al lettore

a strappi e a bocconi nei pochissimi ritagli di tempo che a intervalli mi concedeva l’esercizio professionale, quasi sempre in campagna, dove, in tutto il mondo, non abbondano le comodità per scrivere; sicchè il meno a cui potevo pensare era di usar la mia poco forbita lima. E ben lo sa un mio carissimo amico, che tanto gentilmente e, dirò, coraggiosamente sì è offerto, ciò nonostante, a curare la pubblicazione in Firenze del mio manoscritto. Nel darmi così una prova di fiducia e di benevolenza, mi ha lusingato grandemente, e mi ha fatto sperare indulgenza anche dal Lettore, presso il quale mi parrà di aver guadagnato dimolto, se apparirò osservatore attento e narratore fedele.

D’altra parte chi legge tenga presente la vastità del teatro e la sua novità. Dico novità, perchè gli stessi viaggiatori e scrittori di viaggi dei non pochi ultimi anni in questa parte del Sud-America, si sono finora occupati quasi esclusivamente dei territori australi della Repubblica Argentina. Si sono occupati, cioè, della porzione di Pampa sino a poco fa in mano degli Indiani, e della Patagonia, che lo è tuttora e che se la disputano l’Argentina e il Chilì, essendo ciò appunto la causa delle molteplici esplorazioni ultimamente tentate. Dall’altro lato poi pochissimi si sono occupati, e poco, del Gran Ciacco, che è il territorio settentrionale della stessa Repubblica, di immensa estensione, la maggior parte ancora in possesso degli Indiani in- dipendenti e selvaggi, e che io ho attraversato da un estremo all’altro per incarico dell’Uffizio del Genio Civile della Repubblica Argentina.