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da corrientes alla frontiera 115


Quello che passo a dire l’ho raccolto dalla bocca di alcuni di loro dopo aver tentato di inspirar confidenza col tratto, coi regali e con molto contatto, e, ne chiedo l’assoluzione al sommo Pontefice, per essermi unito ad essi in trovar bello l’attaccamento alla religione dei loro padri, stile ortodosso, in biasimare la pretensione dei Cristiani a convertirli, in ispregiare il disprezzo di questi contro loro, e infine in ridere di cuore con loro di tutte le baroccherie cristiane.

Qui mi spiego. Sentite: io ho un profondo rispetto per la religione dei miei avi e dei miei genitori: anzi, ora che i miei anni principiano a marciare in ragione inversa dei miei denti, mi pento molto di aver fatto arrabbiare da ragazzo l’amorosa genitrice che ci trovava recalcitranti e trascurati all’invito pietoso di pregar col rosario pace alla memoria dei nostri cari e del prossimo. Arrossisco quando mi rammento che da giovinetto credevo di fare atto di spirito, uscendo a mezza messa dalla Chiesa della mia Parrocchia con grave scandalo dell’affettuoso e degno Priore e dei devoti campagnuoli, mentre sarebbe stato più semplice il non andarvi. Sento una gratitudine, che mi pare durerà quanto la vita, pei buoni Padri Scolopi che per tanti anni mi compartirono il pan dello intelletto ma tutti questi pentimenti, rossori e gratitudini, non arrivano a ispirarmi fanatismo alcuno per questa macchina che si chiama il Cristianesimo, e nessuna premura per la conversione di questi innocenti e liberi infedeli, che nel battesimo troverebbero il capo saldo della catena della loro schiavitù1.

Lo so: mi si obietterà che, presa la cosa anche sotto il solo punto di vista umano, è sempre un progresso per questi selvaggi entrare nella vita civile, sia pure per la porta del Cristia-

  1. Il destino sofferto dai prigionieri fatti durante la spedizione al Rio Negro con la quale, eseguita dopo scritte queste lince, dal general Rocca si sono conquistate alla Repubblica Argentina 15,000 leghe di territorio, dimostra l’aggiustatezza dei nostri giudizii, per quanto esso possa considerarsi inevitabile.