Pagina:Otto mesi nel Gran Ciacco. Viaggio lungo il fiume Vermiglio di Giovanni Pelleschi.pdf/122

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116 parte prima

nesimo, e che è un progresso per tutta la Società l’incrociamento delle stirpi.

Ed io contrappongo, che non bisogna affrettarsi a concedere che sia un miglioramento sociale l’incrociamento di stirpi ormai tanto distanti, e che piuttosto c’è da temerne un prodotto ibrido che a mo’ dei muli, abbiano i corbelli per corbellatura, come barzellettava il Giusti; e i fatti, almeno stando alle grida dei figli di questo continente, che continuamente si lagnano delle poche supposte goccie di sangue indigeno che circolerebbero per le loro vene, mi pare non mi dieno torto. E rispetto ai soli selvaggi, quali benefizii ne ritrarrebbero eglino dall’entrare nella nostra società? La loro origine ed il loro colore sarebbero il primo ostacolo alla loro felicità, e anche quando volessimo supporre che partecipassero alle condizioni della nuova società nella stessa misura dei Cristiani, sarebbe sempre vero che solamente una microscopica parte ne godrebbe, il resto divenendo tanti pezzenti, precisamente come tra gli orgogliosi figli della civiltà cristiana si avvera ancor oggi.

Presso i Mattacchi, gli spiriti sono chiamati ahót1, i Villela li chiamano cokss.

Questi spiriti abitano sotterra, ma di notte vagolano per il mondo, presso le abitazioni, entrano anche nelle persone, e le infermano il più delle volte. Gli ahót vanno a cavallo del vento, accompagnano o sono essi la tempesta, ballano la ridda intorno alle tolderie, ai toldi e alle persone che vogliono offendere. L’ahót il più terribile è il vaiolo, contro cui nulla possono gli stregoni; sicchè al suo presentarsi in una hauet-éi (tolderia) tutti gli Indiani si affrettano a lasciarla, dandola ancora alle fiamme molte volte, abbandonandovi gli infermi. Nondimeno il vaiolo mena stragi, dovuto io penso più alla

  1. L’acca nella parola ahót si dovrà pronunziare aspirata e nasale: è un suono molto frequente in questo idioma, e non manca in altri: ma di ciò a suo tempo.