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140 parte prima

tanto tempo, estraendo dal suo corpo penne e lapis, sotto la cui forma interamente cristiana dicevano che lo aveva stregato l’ahót.

Una abilità incontestabile sembra che l’abbiano le donne come levatrici. Colgono con singolare abilità il punto del puerperio, e allora sollevano e sorreggono la paziente e la scuotono accompagnando l’atto coi soliti scongiuri fino alla fine.

Ma per assistere a uno spettacolo interessante, bisogna vedere una cura in mezzo d’una tolderia. Una notte che stavo accampato presso una tribù, fui assalito dalla curiosità all’udire un gran rumore di voci e il rimbombo di grandi percosse sulla terra. Approfittando della buona relazione che vi avevo, mi azzardai ad andare a vedere. Nel mezzo della tolderia, in una specie di piazza vidi un cerchio di figure negre rischiarate qua e là dal bagliore delle fuocate: erano le cine e gli uomini accoccolati silenziosi che fumavano. Nel mezzo del cerchio andavano correndo su e giù per uno spazio di circa otto metri quattro uomini robusti, con piume di struzzo e sonagli alle noci dei piedi, ai polsi, alla testa e alla cintola: nelle mani, sempre alzate e gesticolanti, tenevano uno zucchetto mezzo ripieno di grani, che agitati contribuivano allo strepito. Correvano cantando, e urlando; ansavano, e sudavano; allargando le gambe, battevano i piedi fortemente con tutta la pianta, e allora alzavano spropositatamente e disperatamente la voce, tenendo alte le braccia, china la testa e curvo il corpo. Alternatamente due di essi arrestavansi, si accoccolavano e, dimenando rapidamente la testa a destra a sinistra, in basso e in alto, mugolavano, soffiavano e sputacchiavano sul dorso, sulle gambe, sul capo, nel muso di due malati posti a sedere nel mezzo di loro.

I due malati soffrivano atrocemente per gli ahót incarnati in dolori reumatici: gli stregoni tentavano liberarneli con quella ridda infernale. Non raggiungeranno l’intento finchè dessi non arrivino con la loro corsa sfrenata e i loro colpi a