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Pagina:Ovidio - Le metamorfosi.djvu/108

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ANNOTATIONI DEL TERZOLIBRO.

La favola di Cadmo che non trovando Europa sua sorella, non volle tornare nel Regno del padre ma procacciarse nuovo paese, e seguendo per consiglio dell’Oracolo di Apollo il Bue fatale, gionse in Beotia, dove havendo mandate le sue genti a pigliar aqua, furono morte dallo spaventevole serpente ch’ amazzato poi da Cadmo subito che hebbe seminati i suoi denti, come gli fù comandato dall’Oracolo ne nacquero nuove genti armate che combattevano insieme cinque de i quali essendo rimasi vivi s’accompagnarono con esso lui, e diedero principio a quel nuovo Regno; crederò che significhi che l’huomo forestieri che va per habitar un nuovo paese, hà molti concetti de quei luoghi nuovi, che spingendoli fuori per verificarli, sono tutti amazzati, e spenti dalla prudentia figurata per il serpente, laqual’ habita come esso, in una grotta nel mezzo de una foltissima selva de errore; perche essa sola fa trovare la via di uscirne quando vuole, e quando vuole anchora stare nascosta, e coperta; e fiera la prudentia come il serpente perche uccide, e spegne tutte quelle cose che piu ci piacciono, e propriamente è assimigliata al serpente, invechiando questo animale assai; e la prudentia anchora quanto è piu attempata tanto è piu sicura; vien la prudentia ammazzata dall’impeto giovanile figurato per Cadmo; il quale poi trattigli i denti i semina, e ne nascono huomini armati che combatteno insieme; gli huomini armati sono i pensieri giovanili nati de i denti del serpente, che sono le ragioni della prudentia; che sono di maniera confusi e contrari l’uno all’altro che combatteno insieme; tanto che ridotti in pochi s’amicano Cadmo, e pigliano nuovi consigli intorno l’habitare il nuovo paese per viver felicemente come visse un tempo felice Cadmo; fin che gli sopragionse la mala fortuna del Nepote; e bellissima e propria in questa favola; la comparatione dell’Anguillara nella stanza: Si come un fiume ch’ esce del suo letto.

Segue la favola di Acteone o per dir meglio come vogliono alcuni l’historia scrivendo Fulgenio che Atteone fu uno che amò grandemente la caccia nella sua Giovanezza; giunto poi nell’età matura, e considerando meglio i pericoli della caccia che non faceva in quegli anni focosi non l’essercitava della maniera che era accostumato di fare. nondimeno anchora che in quella età fuggisse il pericolo delle caccie, non pero lasciò l’affettione smisurata che portava a cani; perche pascendone gran numero come faceva nel tempo che si serviva di loro consumò tutte le sue facoltà; onde venne a dar materia alla favola che narra ch’ei fù mangiato da cani. L’Allegoria è che quelli che si danno con ogni diligentia a considerare i misteriosi ordini de cieli, e il variare della luna, figurata per Diana, e trasmutato in Cervo, stando ne i boschi, e luoghi soletarij tratto dalla curiosità di quella scientia, onde trovato poi delle proprie cure famigliari, che sono i Cani è divorato da esse, come quelle che non sopportano mai che l’huomo viva a se stesso, in questa favola descrive felicemente l’Anguillara la caccia del Cervo come la fanno i Gran Rè come è quello di Francia, cominciando nella Stanza: Acquista il cervo per quella campagna, con quelle che seguono.

Concatenando Ovidio, come fà per sempre in questo libro delle Metamorphosi una favola con l’altra, unisse a quella di Atteone, questa di Semele ingannata da Giunone, trasformata in Beroe sua nodrice, a persuasione della quale la misera si procaccia la morte, che ci viene a far conoscere come noi chiedendo gratie a Dio, non sapendo quello che dimandiamo, venemo a chieder’ il piu delle volte cose che ci sono dannose, e mortifere, come persuasi dalla nostra cupidiggia insaciabile, che è per sempre la notrice nostra.

Diremo anchora che Semele è pregna di Giove quando la vite figurata per Semele, nella primavera si gonfia per il calore del Sole, e divien pregna di Bacho e che poi è folminata nel maggior ardore dell’estate, quando per il gran vigore del Sole incomincia a mandar fuori i frutti si congiungono i frutti poi al ventre di Giove, non essendo ridotti a perfettione dalla vite, quando egli piglia cura di renderli maturi, i quali sono poi conservati da Ino, quando coperti dalle foglie, e da i pampani, si vanno nascondendo, a i raggi del Sole, vengono poi nodriti dalle Ninfe quando sono ristaurati dall’humidita della notte. Che Sileno sia poi allievo di Baccho, significa che i vecchi si nodriscono piu col vino che con le vivande. Volendo poi seguire la descrittione che fanno i Poeti di Baccho a quello che gli attribuiscono dirò che i Lupi Cervieri non son’altro che cosi la vertù del vino preso moderatamente; come quella che cosi cresce l’ardire, e la vista,