Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Le figliuole di Anio trasformate in Colombe prima che volessero servire all’essercito de i Greci, in tenerlo vettovagliato havendo virtù di convertire in pane, vino, & oglio, tutte quelle cose che toccavano, non sono altro che le parti della contemplatione, la quale è verso le cose create che non habbiamo inanzi a gli occhi, & è ancora verso le divine, & eterne; queste tutto quello che toccano bene con l’intelletto, e se ne fanno patrone diviene cibo dell’anima, il qual cibo è figurato per il grano, vino, e per l’oglio; e quando altri si vuol servir del medesimo cibo sceleratamente, e in danno altrui; esse sono trasformate in Colombe, che non è altro che essere volte con pura intentione verso il cielo.
I lunghi giri che fece Enea per mare prima che giungesse al paese fatale destinatogli da i cieli, e i molti pericoli che scorse; ci fa vedere che non potiamo giamai nel mare di questo mondo, giunger a porto alcuno che ci dia quantunque breve, e travagliato riposo, che non scorriamo molte disavventure e molti pericoli; si vede quivi quanto vagamente descrive l’Anguillara la città di Thebe in quella stanza, A quel che guarda il formator del giorno.
Polifemo che ama Galatea, che è la Dea del latte non è altro che il pastore che è ingordo de i frutti de’ suoi armenti, e perche i luoghi humidi fanno del latte assai, non voleva che Galathea s’accostasse ad Acci, fiume di Sicilia che ha proprietà di asciugar’il latte; dicesi ancora che questa favola è mera historia; e che Polifemo fu un crudelissimo tiranno di Sicilia; il quale amando smisuratamente Galathea nobilissima dongella non potendola haver per amore la prese per forza; dapoi essendose aveduto che faceva copia di se a un giovanetto dell’Isola molto amato da essa; ne sali in tanto sdegno, e furore che l’amazzò, e ’l fece gettar nel fiume, il qual prese il nome poi dal nome del giovane; si vede in questa descrittione quanto felicemente habbi l’Anguillara nella lingua nostra espressi i spiriti, e i nervi del Poeta latino, & in alcuni luoghi arricchitolo di alcune bellissime digressioni, e vaghissime descrittioni, come è quella dell’Isola di Sicilia, nell’ultimo della stanza, Dispregia il popol Frigio l’Oriente. Come ancora è quell’altra della bellezza di Aci, e della descrittione di Scilla, nella stanza, Simetide arrichi d’un figlio il mondo. Bellissima ancora è la conversione che fa il Poeta ad Amore, nella stanza, O quanto è il tuo potere alto, e stupendo, come è medesimamente vaga e leggiadra la descrittione de i modi che tiene Polifemo per piacere alla sua amata Galathea, e quella della sua musica, della stanza, Posato il pin che suol guidar l’armento. Bellissima ancora è la descrittione della bellezza di Galathea, della stanza, Lo splendor delle rose, e de i ligustri, come è ancor bella la descrittione delle uve bianche, e nere nella stanza, In copia attendon se l’uve mature. Bella ancora è la descrittione de gli Orsachini piccioli che intende di donar Polifemo a Galathea, che è pur dell’Anguillara come molte altre ancora, che si legge nella stanza, Fatta la madre lor dell’alma priva. Ma che diremo di quella della stanza, Tremò per troppo horrore Etna, e Tifeo? fatta a concorenza di quella dell’Ariosto: Tremò Parigi e turbidossi Senna. È bella ancora la trasformatione di Aci in fiume, che si lege nella stanza, Purpureo il sangue uscir della gran pietra.
Ci da essempio il pesce che fugge a Glauco, e si getta nel mare; che i piaceri che s’aquistiamo dopo molte fatiche, e pericoli sono brevi e fugitivi, onde pur che habbi messe l’ali si sono presti a lasciarci tutti stupidi, e confusi, e fuori di noi stessi come trasformati in altra forma che quella che ci rapresenta per huomini. Bellissima descrittione è quella del prato dove i pesci presi da Glauco ripresero vigore, e si gettorono nel mare, che si legge nella stanza, Io nacqui gia nell’Euboica terra e nella seguente, come è medesimamente bellissima la comparatione della stanza, Come veggiam talhor gli aerei Augelli che è dell’Anguillara, come è ancor sua la descrittione de i fiumi che vanno a purgar Glauco che si legge nella stanza, Pregar Theti, Nettuno, e l’Oceano.