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L’ORRIDO DI SANT’ANNA.





Il borgo di Canobbio sta voluttuosamente rannicchiato sulla sponda del Verbano appoggiato al lembo estremo di una valle, che s’addentra al nord-ovest, e poi corre verso l’Ossola in mezzo a due montagne scoscese. Questa valle allo scendere verso il lago s’appiana, s’allarga ed a guisa di golfo delizioso così si atteggia da proteggere le case e gli abitanti dal soffiar de’ venti settentrionali. Il verde vi è fresco; l’aria salubre e mite; e tranne la piazza maggiore, ove vivace è il rimescolare di gente in negozi, tutte le vicinanze infondono nello spettatore una idea di quiete silenziosa, di pace poetica. Chi vuole assistere allo spettacolo maestoso e tetro dell’Orrido di Sant’Anna, non ha che a risalire la valle, che man mano si ristringe, si fa erta, e veste un piglio corruccioso infinchè, dopo brev’ora di cammino, si torna ad allargare in picciolo anfiteatro irregolare, un angolo del quale s’acumina, si contorce in bizzarra e triste maniera, quasi faccia uno sforzo per ispremer fuori un’acqua lenta lenta che poi giù cala lungo la valle verso il lago. Quest’acqua è il torrente Trafiume, che dà il nome all’Orrido, il quale è chiamato tanto di Sant’Anna quanto di Trafiume.

Mi trovavo nella consueta compagnia del caro e buon Professore, il quale, come tutti gli uomini di vita regolata e semplice, e che di rado abbandonano la casa loro, e le