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di Alfredo Panzini 143


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Vi è mai capitato di parlare con un botànico, e chiedergli notizie di certe piante dal profumo magico, dal sapore incompàrabile, dalle sovrumane virtù; che so io, l’issopo, l’asfodelo, il loto?

Risponde il botànico:

— Umili labiate, ombrellifere, cucurbitacee, che so io. Servono anche per far l’insalata...

— Ma come va allora che gli antichi...

— Mio caro — risponde il botanico —, gli antichi erano poeti come voi, e, come voi, semplicisti.

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Tale sembra a me la storia della Coscienza e della Giustizia, mitiche concezioni, come l’elleboro, l’issopo, l’asfodelo, l’araba fenice.

Ah, quale indomabile ebbrezza mi infondevano queste parole dei libri della rivelazione: Aspergi me, o Signore, con l’issòpo e sarò fatto puro! Lava me, o Signore, con l’issòpo e sarò fatto più candido della neve!

Ed ho consumato molta parte della vita in cerca dell’issòpo. Ma che cosa mi è avvenuto? Che trovai, un giorno, l’issòpo in un negozio di pro-