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Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/156

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150 Diario sentimentale


Da oltre otto mesi dura la guerra.

La Francia è irrigidita nella sua angoscia indomabile; la Russia pare travalicare i Carpazi. Santa Sofia attende la messa di Cristo.

Pare, per quel che che si capisce, che la Germania non possa più ripetere il dispaccio di Cesare imperatore e soldato: Veni, vidi, vici. La guerra, contro l’aspettazione germanica, si trascina lunga ed esauriente.

Ebbene, ora, che cosa succede in Italia?

Prima di questa guerra, come eravamo noi? Certo in pace. Una gran pace! Sì, è vero, esistevano predizioni funeste, libri che annunciavano future guerre. Ma noi li credevamo romanzi di genere lùgubre.

Anche Dio, ogni tanto, minaccia con le comete lo schiacciamento della terra. Eppure non è avvenuto mai niente! Anzi, ogni cosa che richiamasse la guerra, pareva un anacronismo. Della guerra di Libia non ne potevamo più! Tanti generali, centomila soldati, un miliardo di spese, due anni di ànsie per mettere a posto pochi beduini. E poi era finita?

Certo non sarebbe esatto dire che fosse una piacèvole pace: era una pace un poco afosa, come un pomeriggio di agosto sciroccale.

Anzi molte cose erano spiacèvoli a tal punto che qualche spirito bizzarro invocava la venuta di