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Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/262

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256 Diario sentimentale

militari: diceva, osservando la inerzia, la svogliatezza dei richiamati: che tutt’al più «ci si doveva servire di qualche milìzia di professionisti».

L’Austria e la Germania, nostre alleate, dovèvano allora pensare a un di presso così: «L’Italia farà tutto fuorchè la guerra!»

Questo fu un giudizio sbagliato. Sembra però evidente che, se Austria e Germania avessero creduto l’Italia capace di fare la guerra, non l’avrebbero trattata come il cappellano di Carlo Porta, che quanto al disnà, de solet, el ghe el post con la padronna, salvo non sopravvenga un pranzo di etichetta, che in tal caso, il cappellano va a mangiare con la servitù:

               Che in sto cas chi
               Mangem tra nun, coni i donzell e mi.

Per onore di verità, conviene pur aggiungere che anche il cappellano aveva poca dignità.

Il Kaiser, io non dico di no, non mancava dei riguardi esteriori verso il nostro re; ma perchè lui è grosso e procelloso e il nostro re è piccolo e modesto, c’era sempre l’idea di una protezione. Dicono che il nostro re non voleva la guerra contro il Kaiser. Non la avrà voluta! E chi può dire che, nel tempo stesso che non la voleva, pur la volesse?