Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/261

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Dalla caserma vicina questi poveri soldati richiamati hanno intonato, con le trombe e con le voci: Fratelli £Italia!, La bella Gigogìn, Addio , mia bella, addio , con la stessa allegria che YInno dei Lavoratori . Che tristezza in me! Quale tenebra! Ma forse così è, perchè oggi fu gran temporale e gran tenebra tutto il dì.

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22 Giugno, 1915.

Esami di licenza all’Istituto Tècnico. Che esami stanchi! Un’imàgine mi si affaccia insistente : da qui a tanti anni, in queste aule di esame, un professore sonnolento, come questi miei colleghi, domanderà ad uno scolaro : «Ora mi dica..., mi dica qualche cosa della guerra del 1915.»

La risposta dovrebbe essere questa: «Nel 1915, esistette un’Italia, concorde, che fece cosa non sospettata: la guerra».

Noi fare la guerra? Mi sta indimenticàbile il ricordo di un artìcolo di Corrado Zoli nel Secolo , mi pare dell’anno 1910, al tempo delle grosse manovre in cui prevalse il generale Cadorna. Lo Zoli è schietto e rude, e pare intendente di cose