Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/292

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sta non è cosa che mi interessi. In governo di demagogia non c’è gran posto per Renato Serra. E se egli fosse arrivato, non sarebbe più stato Renato.

Nel tempo che io lo conobbi, non l’ho inteso mai fare propositi di gloria per il suo avvenire. E ricordo che avendo egli preso impegno presso un editore di scrivere un volume di profili letterari, se ne rammaricava e incolpava non so quale indolenza nello scrivere. Certo più che per una lode letteraria, insuperbiva per saper bene giocare al pallone, o per freddezza nel maneggiare un’arma.

Una sua passione, ma di questo non mi parlò mai, era la donna. Anzi io vedendo che mai egli cadeva in quei discorsi in cui di solito cadono i giovani, mi pensai che egli fosse alieno dalle donne. Poi pensai che così facesse per riguardo verso di me. Provai ad incoraggiarlo, ma rispondeva male, ed a pena. Con le signore poi era così riguardoso ed ossequiente che pareva un altro uomo.

— Oh, che villano quel suo amico Serra — mi disse un giorno una signora bellina, di Ravenna, che ci tiene tanto ad essere bella. — Pensi: eravamo ad un veglione, gli domando: Si divèrte, Serra? E mi risponde: mi annoio. Era con me!

Bene io ricordo che un giorno, prima della