Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/332

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Costei è venuta da me ieri: è una russa piccina, intelligente, patita, bellina così così, vestita così così. È andata fin là per vederlo. Mi fa lèggere una lettera di lui a lei. Straziante! «Al Podgora è immerso nel fango russo e nella merda. Non è capace di uccidere. Sente il macello. Vuole vivere. Ama la vita».

Ella, la piccola russa, vuol salvare la sua creatura. Se lo potrà salvare, ha fatto voto alla Madonna di lasciarlo.

Io stavo pensando come deve essere cosa piacevole essere amato da una donna russa.

— Ma non le pare — mi dice — che il dottor X... sia un grande? Ha grandi cose da dire! Una palla pazza non lo deve uccidere!

La signora parla quasi sorridendo, convulsamente: ogni tanto il volto le si inzuppa di pianto, come fosse fatto di spugna. Torna a domandarmi se credo alla grandezza del xlottor X... Lei ha tradotto le sue poesie in russo. Curiose sono le donne tanto in Russia quanto da noi. Quando amano, tutti i loro amanti sono grandi, immortali. Povera signora russa! Insomma ella è venuta da me perchè io le dia una commendatizia per qualche potente personaggio che stia presso il Comando, affinchè il suo amico sia salvo. In Russia, ella mi assicura, tutti gli uòmini di grande cuore