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Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/404

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398 Diario sentimentale

Ma comunque la civiltà europea rimàrgini le sue ferite, la rivoluzione russa mi persiste nella mente come il fatto più saliente nato dalla guerra.

Certamente i cavalli e gli àsini non posseggono istrumenti sismici; però avvèrtono il terremoto molte ore prima degli scienziati.

Così accadde a me.

Nell’inverno del 1917, quando tutti, a Milano, andàvano pazzi per le danze mimo-plàstiche dei russi e delle russe, io dicevo: «Ecco, appare la danza dei morti».

Quando scoppiò la prima rivoluzione russa, nel marzo del 1917, fu tra la borghesia e la democrazia uno scoppio di esultanza. Dicevano: «Continuate ora, cari russi, a fare la guerra con più entusiasmo di prima! Siete, ora, sotto il vessillo della Libertà».

Essi continuàrono per un po’ e poi si fermàrono. Che cosa era successo? Quello che dice Orazio del vasaio. L’Intesa si pensò di fare un’anfora, aiutando la rivoluzione russa. Invece fu un òrcio.

Amphora coepit institui, cur urceus exit?

Ciò non sarà mai ripetuto abbastanza.

Era apparso Lenin! E questo fu il gioco della Germania. A Brest Litowski, quando i grandi generali germànici imposero la pace ai bolsceviki,