Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/422

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Però non si sa mai. Entrò e domandò se c’erano paste pronte a tutte le ore.

Una voce sgarbata rispose: — C’erano a mezzodì!

— Allora niente?

— Se vuole, c’è del baccalà alla livornese.

Ecco un surrogato del caciucco!

— Allora mi posso accomodare?

— Si accomodi dove la vuole.

Era una voce di donna.

La donna aprì la corrente della luce e la stanzetta si illuminò.

Era una donna di mezza età, ma un bel fusto di femmina, con gran capelli corvini...

— Io posso essere servito?... — disse alla donna che badava ai fatti suoi...

Sì, ma finché non la si siede...

Il signor maggiore veramente cercava dove potesse essere la cucina col baccalà alla livornese; poi alla intimazione della donna, cercò dove la tovaglia fosse meno maculata, e si sedette e stette con pazienza, facendo girare un pollice attorno all’altro pollice così che i due polsini rotavano anche loro come due cilindri. E intanto guardava.

C’era un bancone con una fila di salami, pendenti, una compagnia di fiaschi in buon or* dine: ma la cucina dove è?