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Can — 76 — Can

Poi, secondo arte costrutta, navicello, palischermo, etc.

Canoe: V. Canoa.

Canonicato: dignità e prebenda del canonico, e poi, familiarmente per giusta estensione di quel primo significato, si dice oggidì di uffici dove il guadagno è molto, il da fare poco: uffici molte volte dati come si davano gli antichi canonicati: prova della stabilità delle cose umane.

Canossa: V. Andare a Canossa.

Canot: voce francese, fatta italiana in canotto, ed entrata nell’uso come il suo derivato canottiere. Canotto è propriamente la barchetta lunga, sottile, elegante e non a vela, ma con molti remi, che serve ad esercizio fisico e diletto, specie su fiumi, per laghi, lagune. Barchetta, lancia, palischermo, navicello etc. hanno altro uso e senso. Certo che dalla nostra inutile ricchezza si poteva togliere una di tali voci e adattarla a questo nuovo senso, ma ciò costava uno sforzo; per ciò si accolse e si fece nostrana la voce francese. Canot è derivato dalla barbara voce canoa.

Canottaggio: fr. canotage: termine dell’uso. Indica uno dei rami dello Sport, che consiste nelle gare e nell’esercizio del remare. V. Canot.

Canotto e Canottiere: V. Canot.

Cantabile: espressione indicante il modo di eseguire un dato componimento musicale. Può usarsi anche sostantivamente, e in tal caso significa il componimento stesso. Mozart, Bellini, Beethoven, Chopin hanno cantabili squisitamente affettuosi e stupendi.

Càntaro e cantero: (greco kàntharos) vaso cilindrico di terra che ponesi nelle seggette per deporvi il superfluo peso del corpo: nome e uso confinato all’Italia meridionale, ove difettano cessi.

Canter: voce inglese che vuol dire piccolo galoppo, preparatorio alle corse, e per gli intendenti serve a pronosticare l’esito della corsa. Voce dello Sport.

Canto del cigno: dice Platone che i cigni, morendo, più dolcemente cantano, presaghi del bene che è nel non essere dunque uliima voce. In cigni gli antichi figuravano trasmutati i poeti: dunque canto o ultimo canto del cigno vuol dire l’ultimo canto di un poeta. Oggi dicesi così, specie in tuono e significato faceto e satirico, e con senso assai esteso e fuori di temi poetici.

Canto fermo Gregoriano: (cantus planus), è il canto della Chiesa cristiana. In esso è opinione rivivano le melodie dei tempi davidici; altre furono ispirate dalla nuova legge, altre infine nacquero in seno alla Chiesa stessa: tutte sono raccolte nel Breviario, nel Missale e negli altri libri liturgici. Nella severa bellezza della loro semplicità questi canti attraversarono pressochè intatti una lunga serie di secoli e tutte le fasi dell’arte musicale. Il canto fermo è pur detto gregoriano perchè nel VI secolo S. Gregorio lo coordinò e ne colmò le lacune: monumenta Patrum renovavit et auxit. Il canto fermo ha leggi e teoriche particolari: sono classiche le opere di Guido d’Arezzo, di Jumilhac e del Pothier. (A. Galli, op. cit.).

Canto fratto: specie di canto chiesastico all’unisono (omofono). Differisce dal canto fermo per la varietà dei valori (figure) e per essere misurato; avverte però il trattatista Padre Andrea di Modena che in esso i segni delle note perdono la metà del loro valore. (A. Galli, op. cit.).

Canto liturgico: V. Canto Gregoriano o Canto fermo.

Cantonale o cerniera (fr. cornière) o ferro d’angolo: chiamano i meccanici le lamine di ferro piegate a squadra.

Cantonata: dicesi nella locuzione molto familiare e popolare prendere una cantonata: che vuol dire sbagliare, pigliar un granchio a secco, ma con ostinazione nell’errore come chi si ostinasse a spingersi contro un cantone invece di imboccare la via diretta. Nel bolognese dicono anche zuccata, quasi l’atto di chi urta con la zucca, sbagliando.

Cantone: accrescitivo di canto. In fr. canton è determinazione geografica per indicare una parte di territorio. In Francia i cantoni sono altresì una suddivisione dei circondari. In Isvizzera si dà il nome di Cantoni ai vari Stati che formano la Federazione. V. Guicc. Stor. 2. 421. Giocando sul doppio senso che cantone ha presso di