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Car — 82 — Cas


Carte: è pe’ francesi quello che noi diciamo biglietto da visita. Es. j’ai laissé ma carte chex son portier. Noi, togliendo la svelta parola dal francese, diciamo spesso carta invece di biglietto. Così pure francese è la frase comunissima negli alberghi: mangiare alla carta = dejeuner à la carte, diner à la carte, etc. Carta, o latinamente, charta, usasi alla francese per indicare le tavole statutarie delle costituzioni d’Inghilterra (V. Magna Charta) 1215, e di Francia, 1814.

Cartel: voce tedesca tradotta in cartello: specie di sindacato fra proprietari ed industriali allo scopo di mantenere i prezzi dei prodotti ad un dato livello e di farlo salire se è possibile. Il cartel tedesco lascia ad ogni impresa la sua personalità e la sua indipendenza; i proprietari conservano tutta la loro proprietà ed il cartel esige solo il rispetto rigoroso degli impegni presi da’ suoi membri. (V. Raffalovic, Trust, Cartels et Sindacats, Parigi 1903). Il Trust non rappresenta che un perfezionamento del Cartel. NB. Sono cotesto le nuove forme di tirannide.

Car tel est notre plaisir ovvero car tel est notre bon plaisir: propriamente è la formula con cui si chiudevano gli editti dei re di Francia già dal tempo di Francesco I: francesemente elegante e arrogante.

Carter: copricatena, cioè quella copertura di metallo o di celluloide che difende la catena della bicicletta dalla polvere e dal fango. Dall’inglese carter = carrettiere. Voce neologica, usata anche in francese.

Cartomanzia: l’arte, o ciurmeria che si voglia chiamare, di predire l’avvenire mediante il giuoco e l’interpretazione delle carte. Fr. cartomancie.

Cartonaggio: neologismo tolto, come appare dal suffisso, dal francese cartonage, ed è parola dell’uso per indicare i molti e vari lavori che si fanno col cartone.

Caruso: voce popolare siciliana = ragazzo, manuale. Nelle miniere di solfo in Sicilia significa il garzone non ancora fatto operaio, che trasporta i materiali col carretto e fa i lavori più gravosi. Singolare è la varietà delle voci dialettali italiane per esprimere la parola ragazzo: dal guagliune napoletano al bagaj lombardo; dal bastardo (basterd) e burdèl romagnolo al putèlo veneziano, al caruso siciliano, al masnà gögnin e cit (senese citto?) piemontese, al fantulin e frutt friulano, c’è di che scegliere.

Casalinga: voce usata a Milano per indicare la condizione sociale della donna che non ha mestiere né arte e non è agiata.

Casaque: fr., in italiano giacca o casacca, a mezza vita, con ricche maniche, larga ed a pieghe. Dicesi in ispecie di quelle tipiche e adorne de’ moschettieri di Luigi XIV.

Cascara sagrada: letteralmente in ispagnuolo vuol dire corteccia santa, ed è la corteccia di una pianta medicinale dell’America (Ramnea americana) onde traesi un efficace e conosciuto rimedio contro la stitichezza.

Cascina: termine lombardo (cassinna) = aggregato di case coloniche nella campagna Lombarda, con corte in mezzo, finestre e ballatoi prospicienti nella corte. Vi dimorano molte famiglie coloniche: vi sono stalle per grandi mandrie di vacche e vi si lavora il burro e il cacio. Cascina, al plurale, è pure il nome di una nota ed elegante passeggiata fiorentina. Da cascio, cacio.

Casellante: termine dialettale lombardo (casellant), passato nell’uso per indicare la guardia di un tratto di strada ferrata, cantoniere; da casello, voce non indegna e pur non notata, ma assai dell’uso per indicare il casotto de’ guardiani.

Casello: V. Casellante.

Casèra: termine lombardo: il luogo ove si fa il cacio. Non vi è corrispondente voce toscana non essendo in Toscana tale particolare industria. L’Angiolini (Vocab. Mil.) traduce con caciaia, formaggeria, voci arbitrarie.

Cassaforte: risponde al francese coffre-fort. La Crusca, sull’autorità dell’uso, ha registrato tale voce, § XXVI sotto il nome cassa e scritto staccando cassa da forte. Ricorderò qui come la favella italiana abbia forziere che è pure una bellissima voce, ma limitata ormai all’uso letterario. Il Fanfani propone senza buona ragione cassa ferrata, cassa a muro, cassa a segreto. L’arte del proporre parole è