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Cau — 84 — Cav

sono i raggi X del Roentgen, i quali partono dal catòdo di un tubo di Crookes. La voce deriva dal greco katodos = discesa, ritorno.

Cauchemar: parola di incerta etimologia (V. lo Scheler), usata per vizio, avendo noi la parola incubo che vi corrisponde perfettamente anche nel senso figurato.

Causa: con un oggetto dopo di sè, es. causa il freddo, causa lo sciopero, etc. invece di per il freddo, in causa del freddo, è inelegante idiotismo lombardo.

Causerie: è il parlare grazioso, garbato e vario d’uno in altro argomento, come studi, arte, politica, senza approfondire di troppo nè urtar l’opinione altrui; proprio della conversazione da salotto di cui la Francia fu maestra e legislatrice. La causerie in altri termini fu in Francia un’arte di bene e finamente parlare in domestici ritrovi e non di cose futili soltanto. Il senso spregiativo che noi annettiamo a causerie non corrisponde sempre al vero. Cicaleccio e chiacchierio mal vi corrispondono. Le dignitose voci antiche nostre ragionari o conversari più mi piacerebbero se si potessero rinnovare.

Causeur: (V. Causerie): indica in francese il parlatore elegante, talora superficiale, frivolo, indiscreto, quale si addice alle conversazioni mondane ed eleganti. Deriva da causerie ma in senso, parmi, alterato con valore peggiorativo. Ciarlone e chiacchierone vi corrispondono imperfettamente.

Causeuse: dal verbo francese causer = parlare. Indica una specie di divano elegante a due posti, disposto inversamente, in modo che le due persone, sedendo, si trovino pressoché l’una di fronte all’altra. Amorino chiama il Petrocchi una «specie di sofà in forma di S sdraiata». Non trovo tale senso di Amorino negli altri dizionari.

Caval di ferro: perifrasi inglese iron horse = macchina a vapore. Caval d’acciaio o di ferro usasi anche per indicare la bicicletta: sovra il ferreo corsier passo contento || come a novella gioventù rinato || e sano e buono e libero mi sento (Stecchetti).

Caval di ritorno: locuzione felice e metaforica del linguaggio giornalistico, che parrebbe francese ed è, credo, italiana. Dicesi quando per maggiore effetto una notizia su cosa a noi vicina, è fatta venire, ad arte, da paese lontano, il che dà a credere al publico che fuori si occupino di tale questione. Invece si tratta di uno scritto che ritorna al luogo da cui era partito. Molti dei nostri letterati italiani sono, o tendono ad essere, cavalli di ritorno. Procurano di essere encomiati all’estero. Dopo un battesimo di Parigi e un padrino di colà, ritornano gloriosi in patria. E ciò può accadere anche agli scienziati, reputati illustri, specialmente quando i loro meriti sono prima riconosciuti fuori della patria.

Cavallino: vocabolo usato in marina per indicare quella macchina ausiliaria che serve a dar moto a verricelli e a molinelli quando i fuochi della caldaia principale del piroscafo sono spenti. Dim. di cavallo.

Cavallo - vapore o cavallo dinamico: (meccanica): unità pratica di potenza, ed è la potenza capace di produrre il lavoro di settantacinque chilogrammetri per minuto secondo.

Cavar sangue da una rapa: pretender l’impossibile. Ab asino lanam come diceano i latini.

Di rapa sangue non si può cavare.

Lippi, Malm. VIII, 75.


Cavatina: specie di aria, ed è così detta, secondo il Maffei, perchè la si poteva togliere senza danno dell’opera. È pur detta aria di sortita, perché veniva cantata dal personaggio al suo primo presentarsi su la scena. Ha la forma dell’aria con cappelletta o cabaletta (A. Galli, op. cit.).

Cavazione: nel linguaggio della scherma è l’atto di ritirare e mutar di luogo alla spada.

Cave a signatis: guardati dai segnati cioè da chi ha difetti fisici visibili. Riferiscesi in ispecie a’ gobbi, zoppi, guerci cui l’infelicità della lor natura può, talvolta, generare un perdonabile e comprensibile astio verso chi è perfetto. Da ciò, forse, il motto latino crudele.

Cave: per cantina è voce francese, usata talora in certo linguaggio che pretenda a raffinata mondanità.