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Cav — 85 — Cem


Cavicchio: chiodo, lat. claviculus. La locuzione lombarda avegh el cavicc, avere il cavicchio, è estesa oltre il confine del dialetto. Dicesi di persona cui tutto riesce prosperamente, a cui tutte van bene, quasi che ci abbia piantato il chiodo. V. il Ricorso al Cavicc del Porta.

Cavo: (elettrotecnica): tipo speciale di conduttore destinato a trasmettere la corrente elettrica per uso di telegrafia, di telefonia, d’illuminazione, di trazione, etc. Ha forme svariatissime. Sempre però consta: 1° di un’anima conduttrice costituita da uno o più fili di rame finissimo — fili che possono, secondo i casi, essere isolati l’uno dall’altro od essere attorcigliati gli uni intorno agli altri così da formare un cordone — od anche da sbarre cilindriche o semicilindriche di parecchi centimetri quadrati di sezione: 2° di un involucro isolaute. Quasi sempre si aggiunge a codeste parti un rivestimento a difesa contro l’umidità od altri agenti nocivi. I sottomarini hanno anche un rivestimento di grossi fili d’acciaio, destinato a dare al cavo la resistenza meccanica occorrente ad impedirne la rottura durante le operazioni d’immersione o di rilevamento, e preservarlo dai danni che potrebbero produrre il moto ondoso delle acque, le ancore, gli arnesi da pesca, etc.

Cazzola: classico piatto milanese, cazzœla: specie di cibreo fatto di pezzetti di carne di pollo o maiale con droghe e varie specie di verdure.

Cazzotto: termine triviale di largo uso nelle varie regioni per indicare il colpo dato di sottomano, col pugno chiuso.

Ceci tuera cela: sono le parole di Claudio Frollo, preconizzante l’avvenire: «questo, cioè il libro di carta, ucciderà quello, il libro di marmo, il monumento.» Vittore Hugo, Notre Dame de Paris, lib. V, cap. I.

Cècubo: (latino caecŭbum) nome di un famoso vino antico (caro ad Orazio) che traevasi dalla pianura del Lazio, caecŭbus ager.

Cedant arma togae: letteralmente: cedano le armi alla toga, il potere civile domini sul potere militare. Massima della sapienza romana che leggesi in Cicerone, De Officiis I. XXI.

Cediglia: V. Cedille.

Cédille: termine della moderna ortografia francese, tradotto in cediglia: indica la virgoletta che ponesi sotto la lettera e (anticamente cz) nelle parole francesi, davanti ad a, o, u, per dare al c il suono dell’s. Cédille deriva dallo spagnuolo cedilla; la qual voce, ovvero sia zedilla, è diminutivo di zeta o zeda ed è insieme una lettera dell’antica scrittura spagnuola che è una c con sotto una virgoletta, e valeva por un suono consimile alla zeta, come appunto in francese.

Celebrità: per uomo celebre è parola dell’uso tolta dal francese, dove pure è notata come neologismo: cèlèbritè = personne célèbre. (Littré). Questa volta il Petrocchi (Diz. Universale) accoglie celebrità = uomo celebre. Perchè capacità no, celebrità sì? Perchè è più dell’uso? Il Carducci, nella sua lirica bellissima. Davanti San Guido, accoglie il neologismo nel verso non bello:

ma oggi sono una celebrità.


Celibatario: per celibe (latino caelibem = non ammogliato) è il francese célibataire. La registra il Petrocchi come termine «nuovo e non comune» sic! Giovine antico dice in Romagna il popolo di vecchio celibe.

Cellulare: agg. sostantivato per indicare il carcere a celle, in modo da segregare compiutamente i detenuti. Istituto di moderna e civile barbarie che dicono necessario per la istruttoria.

Celluloide: prodotto costituito da un miscuglio intimo di trinitrocellulosa (cotone fulminante) e di canfora. Colorato, mescolato con sostanze minerali, premuto in istampi, prende qualsiasi forma e serve a foggiare un numero infinito di oggetti di ornamento e di merceria.

Cemento armato: traduzione della locuzione francese cément armè, nuovo processo di arte muraria diffuso da Hennebique. Consiste in una travatura di cemento che contiene delle reti, sbarro o fili metallici, sommersi in detto cemento così da congiungere por maggior resistenza o leggerezza le qualità del cemento con quello del ferro.