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Fis — 186 — Fla


Fissare: per fermare. Es. fissare un colore, un oggetto; fissare un punto, un principio, per fermare (E là dove io fermai codesto punto, Dante, Purg.); fissare per determinare, accordarsi, stabilire, es. «abbiamo fissato di trovarci al caffè»; fissare nella comune locuzione, fissare il domicilio; fissare per prendere, accapparrare, es. «ho fissato due posti al teatro»; fissarsi per incaponirsi, intestarsi, es. «quando s’è fissato un’idea non c’è modo di smuoverlo», sono modi che i puristi annotano come tolti dal francese fixer, che appunto è usato in simili vari costrutti. Ma, giustamente osserva il Rigutini «questi usi oggi comunissimi e sostenuti anche da esempi di scrittori, non possono non accettarsi comprese anche il fissare una persona o una cosa per guardarla fissamente».

Fissativo: che serve a fissare, dal fr. fixatif: liquido che si spruzza sui disegni a pastello per conservare i colori.

Fittavolo: voce del dialetto lombardo che indica l’affittuario, cioè colui che conduce i fondi altrui in affitto per un dato canone: il che è costume nelle tenute di Lombardia. La voce toscana è fittaiuolo.

Fìttile: di terra cotta'., d’argilla, lat. fictilis da fingo: = foggio, formo, riduco.

Five o’ clock: o compiutamente five o’ clock thea, cioè il tè delle cinque, costumanza signorile inglese di prendere questa bevanda a quell’ora, ed è occasione di ritrovo e di gentili conversari. Il clima nordico e la necessità de’ molti pasti fa quivi naturale tale uso: presso di noi ha piuttosto carattere imitativo. Notisi a questo proposito come l’aristocrazia, o del danaro del blasone, riveste certi caratteri tipicamente internazionali. Onde si può osservare che l’internazionalismo non è per intero un’invenzione di Carlo Marx.

Fjord: voce scandinava, fatta italiana in fiordo, più comunemente al plurale: sono profonde e strette spaccature del litorale, mercè le quali il mare penetra nel continente. I principali di essi si trovano in Norvegia e in Groelandia: si presentano in generale come golfi con numerosissime diramazioni così da rendere sette od otto volte maggiore lo sviluppo del litorale.

Flacon: V. Flacone.

Flacone: anche questo è il caso non raro di parola di origine latina, trasportata in Italia nella forma francese: almeno così è, se buona, come pare, è la etimologia di flacon dal latino vasculum = vasetto, che nell’Evo medio passò in tutte le lingue d’Europa: presso di noi divenne fiasco e fiala, presso i francesi flacon. E dai francesi noi la togliemmo per indicare quella bottiglietta di vetro o di porcellana, col tappo della stessa materia a smeriglio, fatta per medicinali o profumi. E anche per questa parola la forma francese ha senso di eleganza e finezza. Noi potremmo usare la voce fiala^ vero è che nel linguaggio commerciale e tecnico non sarebbe intesa: dim. flaconcino. Flacon aspersoir: è la fiala con la peretta di gomma per ispruzzare, quindi, spruzzatoio.

Flagranti (in): modo avverbiale latino, usato dai legali, a cui risponde il modo popolare sul fatto. Veramente è usato anche nel linguaggio familiare e comune riferendosi non a delitti ma a comuni mancanze. In flagranti delicto: letteralmente vuol dire, nel delitto quando ancora arde ed avvampa, che non si è raffreddato, da flagrare latino =: ardere. Dicono i legali altresì flagranza del delitto, delitto flagrants, che sono pur modi francesi, la flagrance du délit, flagrant délit.

Flagranza: V. Flagranti.

Flair: fr. fiuto, buon naso. Es. «molti hanno lodato il mio flair giornalistico». Una delle tante voci francesi usate per vizio.

Flan: pasticcio o meglio, torta di crema, uova, farina e simili ingredienti: si fa anche di verdure e di legumi e di carni passate e cotte in istampo e a bagnomaria. La voce è francese ed è una contrazione dell’antico flaon, che gli è appunto l’italiano fiadone, dal basso latino flado. (Antico alto tedesco flado - focaccia). Simili torte sono chiamate fiadoncelli nella citata opera di M. Bartolomeo Scappi, cuoco segreto di Pio V. Altro esempio di parole italiche, morte!

Flangia: nel linguaggio de’ meccanici