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Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/329

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M


Ma: nell’uso familiare questa congiunzione avversativa talora è usata con forza di sostantivo, e vale obbiezione, impedimento, difficoltà e simili. Es. vi sono parecchi ma. Tale uso ha esempi classici e antichi.

Macàbro: attributo, un tempo, del nome danza: serie di imagini e danze rappresentanti la morte e il trionfo della morte, in uso nell’Evo medio, con intento religioso e morale. Oggi dicesi di ogni narrazione o realistica rappresentazione o descrizione che si compiaccia nel richiamo della morte. Il Du Cange, lo Scheler fanno derivare tale voce da chorea machabaeorum, e lo Scheler avverte come nell’antico francese del secolo XII si incontri macabré = machabée. Altri dall’arabo mak bara = canto funerario. Anche lo Zambaldi fa derivare macabro dalla danza de’ Maccabei, sette fratelli ebrei che insieme alla madre e ad Eleasar patirono il martirio sotto Antioco Epiphanes e probabilmente ebbero parte nelle danze de’ morti delle antiche leggende.

Macadamizzare: cioè selciare le strade secondo il sisttuna ritrovato da Mac Adam, ingegnere inglese, 1756-1836; e consiste in un selciato compresso artificialmente con macchine a grandi ruote così che i ciottoli formino un’amalgama fortissima. Alcune nostro strade nazionali, specie del Veneto, formano un Mac-Adam naturalo e antichissimo. (Dal fr. macadamiser).

Macao: nome di noto o comune giuoco d’azzardo: di origino ungherese.

Macaroni: nel gergo francese vale italiano; ciò non suona molto gentile alle orecchie nostre, giacche maccherone vale per noi baccellone, scimunito. Vero è che i francesi danno questo nome solo per allusione al cibo nostro prediletto.

Maccheroni con io sbruffo: V. Sbruffo.

Macchiaiuolo: neologismo del linguaggio dei pittori, e come neologismo locale fiorentino, registrato dal Petrocchi «che schizza, fa alla macchia». Diconsi macchiaiuoli quegli artisti che fanno canone precipuo dell’arte loro il vedere la natura a macchie, il rendere codeste macchie, senza tanti impicci di contorni, di contrasti, di luci. Giacchè altro è il rendere il chiaro-scuro, il contrasto delle luci e delle ombre, e altro è la macchia: maniera speciale che trascura tutto e non rende la visione completa, bensì in un atto transitorio, in quel momento cioè che l’occhio comprende la natura allo stato di masse, o — come appunto dicesi — di macchie non definite, e che vanno di mano in mano delineandosi e definendosi. Hanno — come è naturale e come si capisce — punti di affinità e di contatto cogli Impressionisti. (V. questa parola). È da notare però che il modo tutto speciale e caratteristico di visione e quindi anche di esecuzione e di tecnica dei macchiaiuoli è quasi esclusivo di una scuola, o, per meglio dire, di un gruppo di artisti fiorentini, cui appunto, e quasi solo ad essi, si dà codesto appellativo. Sopranome o nome non si sa bene se da loro stessi adottato o se piuttosto a loro appioppato per distintivo, o anche con intento di cri-