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Mar — 298 — Mar


Marconigramma: dispaccio ottenuto col sistema Marconi: radiotelegramma. (Di queste nuove parole fu discusso filologicamente nel Marzocco, giornale letterario, 8, 15 Febbraio 1903. V. Radiotelegrafia).

Mareggiata: term. mar.; movimento tempestoso del mare su le coste.

Maretta: piccola agitazione del mare, con onde brevi, spesse, spumanti. Termine popolare e insieme del linguaggio marinaresco.

Margarina: corpo cristallino che si trova nel tessuto adiposo e da considerare come una mescolanza di stearina e palmitina. Forma in buona parte il burro. Chiamasi collo stesso nome il burro artificiale.

Margaritas ante porcos: le gemme davanti ai porci, o come si dice volgarmente dar lo zucchero all’asino, cioè beneficare, esser gentile con chi non è degno: dall’Evangelo di S. Matteo, VII, 6: neque mittatis margaritas vestras ante porcos.

Margine: per posto, luogo, spazio è comunissimo specialmente nel linguaggio degli uffici. Es. non c’è margine per la tal spesa, largo margine. «Questi margini sono presi di netto dal francese marge» (Rigutini). Ma per quanto gallicismo, la lingua dell’uso sembra che non ne possa fare a meno.

Mariage de la main gauche: V. Main gauche.

Mariano: agg. di Maria. Es. Mese Mariano.

Marianna: fr. Marianne: la republica francese democratico-sociale, nome convenzionale che si venne formando, se non erro, negli ultimi tempi della monarchia di Luigi Filippo d’Orleans e valse ad indicare il nuovo ideale politico de’ Francesi. Il nome dura tuttora fra noi in senso lepido, specie nel linguaggio giornalistico. La Marianna, personification de la République. (G. Delessalle, Dict. Argot-Français, Paris, Ollendorff, 1896).

Marie: così in francese, e talora in inglese, Mary, accade di sentire in certo linguaggio e in certo ceto mutato il dolce nome di Maria. Eleggo a caso questo nome, consacrato dall’arte del Petrarca, di Dante, del Manzoni e del Carducci, per accennare al vezzo che le nostre donne hanno di usare come più eleganti e galanti i nomi corrispondenti stranieri; effetto di mondanità, come un tempo in Roma imperiale prevalevano i nomi greci: aggiungivi alquanto di mancanza o, meglio, di oblio di decoro nazionale; per la quale cosa avviene del pari che i nostri musicisti eleggano argomenti e titoli strani e barbarici alle loro opere, le nostre letterate assumano nome straniero di battaglia, etc. etc. Così, a proposito di nomi, in un giornale letterario leggevo una relazione di un romanzo francese, la cui eroina si chiamava Jacqueline (Jacopa) e lo scrittorello nostro si smammolava e sospirava: «Udite come suona leggiadro e muliebre questo nome che è sì plebeo in italiano». Anche qui è questione d’intenderci: i suoni sono belli o bratti anche secondo l’orecchio che ci si fa. Francesca, senza fallo, ha meno agile suono di Francine: proviamo a sostituire in Dante:

          ....Francine, i tuoi martiri
          A lagrimar mi fanno tristo e pio.

È una stonatura! Appunto perchè il segreto di un linguaggio consiste in una speciale simpatia e luce che i suoni hanno con sè, e non sono soltanto semplici designazioni di oggetti. Per questo basterebbe il volapük. Vi sono certi nomi che le nostre gentili donne portavano un tempo con tutta la completa magnificenza de’ suoni italici e cui oggi le signore eviterebbero di eleggersi a battesimo. Vedi ad esempio i dolci e bei nomi delle gentili donne nel Decameron., e cfr. il seguente passo: «Ed aprendo la porta, quivi si era Madonna Jacopa, nobilissima donna di Roma, con due suoi figliuoli, senatori di Roma e con grande compagnia di uomini a cavallo» (Fioretti di S. Francesco. IV Considerazione). Verità vuole tuttavia che si ricordi come questo mal vezzo di dare alle donne nome francese, inglese, etc. trovi una qualche eccezione nell’aristocrazia storica: ma ciò avviene più per rispetto alla tradizione che all’italianità.

Marieuse: celle qui aime à s’entremettre pour procurer des mariages.

Marina: neol. a cui i puristi consigliano di sostituire la più eletta voce, marineria: