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Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/463

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Riv — 421 — Roc

la fede ed i tempi. | Dicesi familiarmente rivelazione per manifestazione non sospettata del valore e dell’ingegno.

Rivetto: voce abusiva, usata da alcuni meccanici ed in commercio (fr. rivet) per indicare i chiodi a due teste.

Rivière: o rivière de diamants = collana, così detta per estensione di rivière = rivo, riviera, come è spiegato da questo grazioso bisticcio. — Oh! la magnifique rivière! D’où lui vient-elle? — Parbleu! d’où viennent toutes les rivières: des petits ruisseaux! Questa voce francese non è rara nel nostro ceto elegante.

Rivière: fr., specie di punto a giorno formato cioè togliendo i fili dalle stoffe.

Rivincita: i puristi osservano che rivincita in buon italiano vale vincer di nuovo, ma non vale la revanche francese che deriva da re e vanger, cioè ricatto, vendetta. Il vero è che, o per influsso del francese o per spontanea estensione della parola, rivincita vale oramai tanto l’una che l’altra cosa. Dirò ancora che i francesi ci hanno, dal 1871 in poi, così abituati alla loro voce revanche che noi, sia pure per celia, chiamiamo talora revanche la stessa 2a partita del giuoco.

Rivoltante: per ributtante, stomachevole è il fr. révoltant. Es. «eccezion fatta degli sposi novelli le cui smancerie in publico sono comiche e spesso rivoltanti». (Sempre esempi di scrittori che vanno per la maggiore, mosche cocchiere e salute di quest’umile Italia!). Il dialetto veneziano ha la incisiva voce stomeghezi = far stomaco, far venir su la cena di Natale, etc., etc. Certo bisogna volger la frase italianamente, cioè pensare in italiano.

Rivoluzionare: dal fr. révolutionner, verbo neologico usato e abusato, che non vuol dire soltanto far insorgere, ribellare, abbattere, sconvolgere per effetto di rivoluzione, ma contiene il concetto di rinnovare per effetto di nuovi istituti, scoperte, invenzioni e simili. Il Rigutini osserva con senso di biasimo: «i francesi che di rivoluzioni si intendono molto, hanno fatto il verbo révolutionner, etc.» e gli italiani che regolarono i loro moti secondo i moti di Francia? Evvia! si può davvero accettare qualche vocabolo!

Rlvoluzionarismo: uno dei tanti ismi di fabbrica italiana, foggiati per arbitrio, e senza necessità.

Rizza: term. mar., ciascuna di quelle corde che servono a legare solidamente e stabilmente.

Roast-beef: voce inglese e vuol dire bue arrostito, la quale conforme alla pronuncia, si scrive in francese e in italiano rosbif; in Toscana rosbiffe. A rigor di termini ogni pezzo di bue arrosto è rosbif ma nella cucina inglese sotto questo nome si comprende tutto il controfiletto dell’animale. Si cuoce a vivo fuoco, e agli inglesi sembrerebbe guastarlo aggiungendo altro condimento che il pepe e il sale. Quando è rosolato bene all’esterno, sanguinante dentro, ritienesi di ottima cottura. Il sugo servesi a parte in una salsiera e con forti droghe. Passando in Francia il rosbif si è raggentilito, con alcuna modificazione nell’arte della cottura. Il rosbiffe con codesto travestimento toscano in iffe, è sfuggito alla severa caccia del Fanfani, ed è voce accolta nel Petrocchi e nei diz. moderni dell’uso.

Robe: voce fr. della moda: è il vestito da donna, giacchetto e sottana. Cfr. la nostra voce classica roba per veste: «Vil tonaca t’ammanta e ti dismanta la roba pomposa», Boccaccio, e robone, la veste magnifica de’ cavalieri, dottori, magistrati, rimasta nel francese, chè robe vale toga, abito dottorale, onde gens de robe, noblesse de robe.

Robinetto: per chiavetta è il fr. robinet, voce oramai di uso comune. Robinet è detto da robin, sopranome del montone, perchè i primi robinetti si facevano in forma di testa del montone.

Robiola: dal milanese robiœla: pani o forme di vallonea e di residui di pelle che si usano per ardere: in fr. motte à brûler. Verosimilmente dal nome di certi piccoli formaggi a formetta schiacciata; toscanamente, raviggiuolo o reviggiuolo.

Rocaille: voce francese, e si dico talora per indicare quei lavori artificiali (come grotte, sedili, etc.) fatti di pietre, tufo, conchiglie, che usano nei giardini. Gusto, non fine certo, che risale ai secoli XVII e XVIII.