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Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/558

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Ven — 516 — Ver

liare tolta dalla gallina che torna di per sè al nido; detto di chi spontaneamente, senza esortazione o rimprovero, trova opportuno ritornare al suo posto ed ufficio dopo averlo disertato.

Venire al tandem o anche all’ergo: familiarmente vale venire al nocciolo della questione, alla conclusione o spiegazione (lat. tandem, finalmente; ergo, dunque).

Venire a taglio: cadere opportuno.

Ventino: moneta di nichelio da 20 centesimi: voce familiare.

Ventitrè (portare il cappello su le): cioè inclinato, alla brava. Locuzione foggiata per similitudine del sole che su le ventitre ore (antica numerazione) declina.

Ventre a terra: per di carriera, detto dei cavalli, è il fr. ventre à terre.

Vera: nel Veneto e in Lombardia è l’anello di sposa. Vera vale altresì puteale, parapetto del pozzo, di forma appunto anulare. In latino c’è viria = braccialetto; in francese virole = vera, viera, ghiera (Cfr. il verbo virare). L’etimologia di questa parola non è delle più chiare. La parola vera vale come senso lo stesso che ghiera; ma se poi come etimologia esse formino una cosa sola, non ardirei affermare benchè paia probabile. Secondo il Diez ghiera deriverebbe dall’antico alto tedesco gêr = lancia. (Cfr. gherone). Il Musaffia antepone il latino veru = spiedo, senza negare l’influsso di gêr sul mutamento del v in g. Il Tommaseo spiega: «Viera lo stesso che ghiera, rammenta veru = spiedo:

          Pur uscì fuori, e con quella ruina
          Va che dalla balestra esce la viera

Boiardo, Orl. Inn., Libro III, Capo IV, 10,

nel rifacimento del Berni». In alcune terre delle Marche e di Romagna si dice verghetta, la vera = anello nuziale.

Vera incessu patuit dea: (Vergilio, Eneide, I, 405): al portamento apparve la sua deità. Così Venere se stessa, involontariamente, rivela ad Enea. Dicesi in lode di bellezza muliebre.

Veranda: vocabolo che gli inglesi tolsero dall’India e che si trova altresì ne’ diz. francesi. Indica una terrazza coperta o loggiato. Dal sanscr. veranda, da var = coprire.

Verba verba, praetereaque nihil: lat., parole parole e poi nulla (Cfr. Shakespeare, Amleto, II, 2: Words! words! words! e Orazio, Epistole, I, 1, 34: sunt verba et voces).

Verba volant, scripta manent: lat., le parole volano e lo scritto rimane. (Cfr. l’altro motto: carta canta e villan dorme).

Verbigrazia: dal latino verbi gratia, diceasi una volta invece di per esempio: oggi non si direbbe che in tuono faceto.

Verboten: ted., proibito: ricorre nei paesi tedeschi come avvertimento publico di ciò che è vietato. Ma a noi, italiani, amantissimi della maggior libertà, questo rigido teutonico verboten pare un eccesso pedantesco e però in senso faceto ricorre talora questa parola.

Verghetta: = anello nuziale (V. Vera).

Vergine: attributo di molte cose, non tutte notate nei dizionari: foresta vergine, vino vergine (non fermentato con vinacce), ed anche si dice la verginità di un partito, quando esso non ha ancora fatto l’esperimento pericoloso del potere.

Vergine Rossa: fu detta Luisa Michel, la nota comunarda francese. Dicesi per estensione di donna anarchica, che scende per le vie ad accendere la sommossa. Voce del giornalismo.

Vergissmeinnicht: V. Myosotis.

Verglacé: part. di verglacer, tradotto in vetrato, es.: rocce vetrate (V. Verglas).

Verglas: fr., è la pioggia diacciata, la brina, quella che in romagnolo dicono galaverna (cfr. l’antica voce calaverno). Verglas è parola tradotta da alcuni in vetrato (sost.). | Verglas pare derivi da verre e glace = vetro gelato (Diez) per la somiglianza che questo nevischio ha col vetro. Confronta la stessa parola in parmigiano vedergiazz. La parola nostra è nevischio.

Verismo: in arte, vedi Naturalismo. Come nome di nuova scuola letteraria ella è cosa, come al solito, francese (E. Zola), scimmiottata da noi in una serie stucchevole di romanzi, drammi e novelle, e fu di moda specialmente sul finire del secolo scorso. «Il verismo» così è definito da uno scrittore francese: c’est un naturalisme