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Boc — 53 — Bol

ho perduto una bòccola. | Bòccola dicesi anche quel cerchio di ferro di cui si riveste l’interiore del mozzo delle ruote.

Bochinista: V. Bouquiniste.

Bock: in ted. significa becco, caprone. È chiamata bock-bier, la birra nuova che si spilla d’inverno o di marzo e però è più gustosa e pregiata. Passando dal contenuto al contenente, bock indica altresì il bicchiere, però soltanto in francese e talora da noi come da esempio: suggellammo la nostra amicizia con alcuni bock. Il rapporto fra i due sensi disparati della parola bock è spiegabile o come insegna di questa birra, o perchè rende i bevitori vivaci come capri. Etimologie, però, mal sicure.

Bodino: V. Boudin.

Boètta: il pacco grosso del tabacco. Voce dialettale subalpina: fr. boîte.

Bohême: nel suo primo senso significa zingaro, boemo, che vive sciolto da legami di leggi, girando il mondo incurante del domani. La lingua francese applicò questa parola all’artista spensierato, innamorato della sua arte, indocile per natura (e talvolta per progetto) delle convenienze, ribelle alle convenzioni sociali. Scapigliato, scapigliatura, goliardo son le parole nostre corrispondenti. Arrigo Murger, parigino (1822-61) in un suo patetico libro Scenes de la vie de Bohême rese universale questo nome e vi diede valore letterario.

Bohémienne: specie di ballo affine alla mazurca.

Boicottaggio: V. Boicottare.

Boicottare: dall’ingl. boycott cioè congiurare contro qualcuno rifiutando ogni rapporto di compra e vendita: interdire. Metodo di lotta politica e commerciale praticata primamente dai Land-Leaguers in Irlanda. Il capitano Boycott fu prima e notabile vittima del sistema: da esso il nome alla cosa. La voce è pure estesa al fr. boycotter, tedesco boykottieren.

Boîte: scatola, è voce francese, usata, specie se vi si annette l’idea di eleganza e di finezza, come per dolci, profumi, confetti, etc. Boîte si ritiene derivato dal basso latino buxis, gr. pyxos: = bossolo, come a dire scatola di bossolo. La nostra voce busta, che abbia la stessa origine? V. box e Zambaldi, op. cit., Bosso.

Boîte à surprise: così chiamano i francesi quel balocco formato di una scatola da cui, aprendo, balza una molla con un terribile pupazzo. Nel senso metaforico, nel quale è usata non raramente, noi abbiamo la parola spauracchio, e se si vuole bau-bau, spaventa passeri.

Bojardo: nome dato agli antichi nobili della Russia, della Transilvania e delle Provincie Danubiane. In russo è boiarin, ma oggi è parola di mero valore storico.

Bolero: da bolero = danzatore, in ispagnuolo indica una musica e un ballo nazionale di Spagna. Il bolero è caratteristico per il ritmo particolare, a tre tempi; s’accompagna alla chitarra e al suono delle nacchere ed è danza assai molle e vivace. Bolero è pur voce francese. Bolero nel linguaggio della moda è anche chiamato una foggia di cappello muliebre o, meglio, da giovanotta, semplice, piano e rotondo, con l’ala rialzata sino all’altezza del cocuzzolo, forse così detto dal cappello spagnuolo usato nel bolero.

Bolla: propriamente il sigillo rotondo che porta da un lato S. Pietro e S. Paolo dall’altro il nome del Papa, con cui la Cancelleria Papale contrassegna i rescritti del Pontefice. Con questo nome sono chiamate le lettere del Papa, con forza di decreto, nelle quali si tratta di materia dogmatica, religiosa o anche politica. V. Breve.

Bolletta: nel Bolognese, nell’Emilia, in Romagna questa voce è usata nella locuzione essere in bolletta e non significa propriamente nè sempre miseria ma più spesso quello stato di mancanza di pecunia che è cosa comune a studenti, artisti, gente spendereccia. Corrisponde all’altra frase essere al verde.

Bollito: sostantivo, invece di lesso che a taluno pare così elegante, è ritenuta voce non buona come quella che proviene dal francese boulli.

Bollo: noi diciamo indifferentemente carta da bollo e carta bollata. Osserva il Rigutini che la seconda forma è preferibile alla prima, giacchè carta da bollo significherebbe carta che deve essere bollata.