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Bol — 54 — Bon


Bolina: termine marinaresco: quel capo di manovra che tende verso prora la ralinga della vela quadra. Andar di bolina, andar con le vele tirate a raso, strette, per quanto è possibile, al vento: è il contrario, quasi, dell’andare col vento in poppa: e più chiaro e diffuso il Guglielmotti: «Andar di bolina pur si dice per estensione di ogni bastimento che naviga verso l’origine del vento, ancorchè non abbia le corde, chiamate boline, o non le adoperi o vada menato da altra forza che non sia del vento. Perciò che i piroscafi e i bastimenti di vela latina diconsi andar di bolina, quando navigano stretti al vento, la qual cosa viene loro più facile, perchè la macchina e l’abete stringono meglio della canape. Parlerai però di essi con maggior proprietà se dirai de’ piroscafi andar contro vento e se de’ latini dirai andare all’orza.» Etim. da borea?

Boma: ter. mar. albero orizzontale posto in basso degli alberi maggiori, verso poppa e serve a distendere mediante le scotte la vela àurica detta randa. Dal fr. bôme; in it. randa. V. Guglielmotti.

Bombardino: strumento da fiato di ottone con tre cilindri e senza chiave; diminutivo di bombardone.

Bombardone: o saxhorn-basso in fa, strumento più grave del bass-tuba; è il basso naturale degli strumenti metallici ad imboccatura. (A. Galli. op. cit.).

Bombé: in fr. significa convesso, a baule.

Bombyx e bombice: ma più di frequente si usa la forma greca, (fr. bombyx) così come è scritta; por indicare il baco da seta, appartenente alla famiglia dei lepidotteri, la cui larva è appunto il prezioso insetto.

Bomboniera: V. Bon-bon.

Bona: quanto se’ bona! Nel dialetto napoletano bona per effetto dell’antico passaggio di senso dal bello al buono, significa bella e dicesi di donna, specie se formosa e fornita di linee seducenti e curve. Voce estesa anche a Roma.

Bonaccione: accrescitivo di bonaccio, e vale bonario, tranquillo, alla buona, semplice. Es. «disse con quel suo solito e simpatico fare bonaccione, alcune cose veramente grandi e belle.»

Bon bon: per dolci in genere è il francese bon bon, cioè buoni, buoni. La parola è da ripudiarsi senza dubbio, e specialmente la versione che molti ne fanno in bombone. Allora la logica vorrebbe che si espellesse anche il derivato bomboniera, che è entrato pienamente nell’uso, e si usasse confettiera, che è parola nostra ma abbandonata e perciò poco si intende. Un dubbio: il bon bon de’ bambini non potrebbe esser voce infantile?

Bonbonne: voce francese usata anche da noi nella grande industria chimica per significare un recipiente di lamiera o di terra per contenere acidi.

Bondiòla: specie di cotechino insaccato e legato, che si fa nell’Emilia (Viadana, Bologna, Parma, Reggio). Bundiòla.

Bon gré mal gré: l’italiano ha l’equivalente preciso a questo motto francese, ed è: per amore o per forza. Dicesi anche: voglia o non voglia: far di necessità virtù, e infiniti modi di formazione popolare come o mangiar questa minestra o saltar questa finestra, etc. Macchè! Il bon gré mal gré si dice e si scrive a tutto spiano.

Bonifica: detto dei terreni migliorati con piante, scoli e altre opere d’arte è dal Rigutini reputato neologismo pessimo, come moltiplica, qualifica, rettifica, verifica invece bonificamento, moltiplicazione, qualificazione etc. Ma sono voci oramai dell’uso.

Boniment: vocabolo del gergo francese ed indica il discorso con cui il ciarlatano il venditore annuncia all’inclito publico la sua merce che dá naturalmente come buona (bonne, onde boniment). Lo sproloquio del saltimbanco davanti la baracca: ciurmeria, truffa.

Boni pastoris (esse) est tondere pecus non deglubere: ufficio del buon pastore è di tosare le pecore non scorticarle. Così Svetonio in Tiberio, 32, a proposito di tasse e balzelli.

Bon marchè: buon mercato. È grido e insegna di bottega, comunissimi da noi.

Bonne: in francese indica la bambinaia o fantesca: da noi erroneamente chiamasi bonne anche la maestra di francese signorina di compagnia.