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il bacio di lesbia 105

— Non ha gloria militare, — disse Catullo, — e senza gloria militare non si domina in Roma.

— È capace di conquistare anche quella. — I denti di Clodia balenarono, serpeggiarono le labbra, e disse: — Se non lo si ammazza prima, addio libertà di Roma! Ma a parte le simpatie e le antipatie personali, è innegabile che Cesare manovra stupendamente. Difficile a ognuno capire il suo giuoco. Vedete come è mellifluo! E grazioso con Cicerone, accarezza quell’istrice di Catone, è in buoni rapporti con mio fratello: è galante coi galanti, letterato coi litterati, grammatico coi grammatici: è profumato come una femina. Penetrante e soave è la sua voce. E pietoso. In tutte le cose, lui dice, bisogna usare pietà e ubbidire alla legge. Soltanto l’ambizione del regno può giustificare in certi casi una deviazione dalla legge, dice lui; ma per ritornare, subito dopo, alla legge. Sopra tutto è liberale: con la roba degli altri, s’intende, come vi diceva mio fratello, perché Cesare, di suo, non ha quasi più nulla. Giulio Cesare, poi, è discendente da Venere, e forse questo fu buon titolo per la sua proclamazione a Pontefice. Che razza però di Venere! Noi abbiamo a Baja una villa non lontana da quella di Mamurra. E poi certe cose si sanno. E la sposina,