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112 alfredo panzini

Ed è anche ingenuità, perché, ad eccezione di qualche santo, le cose mondane non sono andate avanti senza il lubrificante dell’oro o suoi equivalenti.

Ad onore di Catullo, credo che non avrebbe scritto quelle esorbitanze senza la perfidia di Clodio e la suggestione della sua Dea.

Ma si sa. I poeti, anche i meno vanitosi, sono come le donne: quando hanno partorito una creatura non possono fare a meno di farla vedere.

Perciò Catullo lesse quelle due poesie a Clodia, e lei gli strappò di mano i due codicilli; e il fratello, uomo senza scrupoli, ci pensò lui a diffonderli.

Qualcuno potrà anche domandare come, anche in Roma republicana, si potessero pubblicare libelli che oggi porterebbero a una querela con condanna e risarcimento dei danni.

Una risposta potrebbe essere questa: che simili satire o mimi erano tradizionali: qualcosa di buffonesco per tenere allegro il popolino: populi comodo, come poi furono le «pasquinate» al tempo dei Papi.

Satira o sàtura, anzi, voleva dire una specie di pietanza nazionale di varii ingredienti canaglieschi.

Inutile dire che queste personalità a me non piacciono niente, e se dovessi esprimere un’opi-