Vai al contenuto

Pagina:Panzini - Il bacio di Lesbia.djvu/184

Da Wikisource.
182 alfredo panzini

— Lo credo bene.

— Ma è questa una ragione per non farvi più vedere?

— Chi vive con gli Dei non può più convivere con gli uomini. E poi c’è il mio naso.

— Avete male al naso?

— Il mio disgraziatissimo naso sente terribilmente gli odori, e quindi anche i fetori. La cloaca maxima di Tarquinio Prisco domanda urgenti riparazioni. Io non mi interesso di politica, voi lo sapete: ma troppi comizii, troppe elezioni, troppi elettori, troppi tribuni! Roma ha dimenticato ciò che disse Servio Tullio: ne plurimi plurimum valeant. Allora viene fuori il castigamatti. Se sto in casa, ho il beneficio che non vedo Mamurra. Non vedo Nonio, non vedo Esprenate, non vedo Vatinio. Vatinio ha detto che col favore di Cesare può arrivare dove vuole. Quello scrofoloso di Nonio siede in cadrega, grande magistrato. Vatinio ha spergiurato pur di arrivare a console. Cosa stiamo a fare in questo mondo? Catullo, Catullo, io dico a Catullo, ché non ti decidi a morire? Il fetore poi delle scrofole di Nonio mi è insopportabile. Vivendo con gli Dei, mi sono abituato all’odore dell’ambrosia immortale, e mi sono persuaso della verità espressa dalla Dea, la quale disse in segretezza a Cleobi e Bitone, che è meglio morire che vivere.