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238 la modernità di panzini


risuona cosi grata come nell’opera del Panzini; e questa parola traduce il sentire del Pascoli quando il Panzini scrive che in ogni grande dolore umano i buoni si riconoscono fratelli come nella morte. E trova un accento universo allorché nel racconto «Sotto la Madonnina del Duomo» discorre di Ambrogino che, dopo aver comperato alla «povera robina piccola» (una creaturella morta) la corona di fiori «pensava a certe cose strane e tristi, e la sua smemoratezza umana percepì distinto il suono di una verità, che è come il tocco della campana sul faro del mare: suona sempre, ma noi non la udiamo se non quando la morte pone il dito su le labbra e dice: silenzio! e allora sentiamo bene, e solo quel suono ci pare vero e tutte le altre cose ci paiono vane». L’ideale della Bontà è però seguito raramente dagli uomini, perché il servirlo con fedele amore, come fa il personaggio del romanzo «La cagna nera», costringe a vivere nella disperazione se pur non porta alla follia. Chi vuole attentarsi inerme e nudo contro l’immane battaglia della vita, monta di solito sulla nave della virtù. «Ora è in mezzo al mare, ed il vascello dei fantasmi varca, ed egli ha paura perché si è trovato solo. Credeva forse di trovarci degli uomini veri per compagni? Erano fantasmi quelli che apparivano. Solo l’isola dell’Utopia la accoglie qualche volta nel suo eterno errore. Almeno Don Chisciotte, lo squallido cavaliere, si era messo una corazza di cartone e sul capo un bacile da barbiere». L’uomo nasce nudo e debole. Perché possa stare fra i suoi simili senza timore e danno, avverte il Panzini, gli occorre... il genio della perversità. Chi non ha armi, fa la fine dell’istrice. «Essa tornava dalla guerra e andava in compagnia della volpe, la quale disse: Levatevi l’armatura di dosso, madonna, or che la guerra è finita. Ed essa se la levò e fu divorata in saporiti bocconi».

Sebbene, ragionando fra lo scherzoso ed il serio, finisca col presentare come un fatto logico il soccombere della virtù, perché in molti casi gli par che ostacoli il rinnovarsi necessario della vita, della Bontà il Panzini