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tua villa a qualche ricco signore di latifondi, di quelli che non vengono mai a riconoscere e salutare le loro terre, ma vivono lontani da esse e le abbandonano in balìa d’un castaldo qualsiasi; e nemmeno fummo occupati da quella nuova gente la quale vuole che la terra non abbia padrone nè erede, ma sia cosa sociale e di tutti: non vennero con ischiere di operai e di lavoratori ad affaticarci con macchine ed ordigni nuovi e strani, domandando, con più intensa coltivazione, che noi produciamo maggior frutto; null’altro chiedendoci che il frutto.
Ma tu, o padrone, ti accontentavi di ciò che noi ti davamo, perchè semplici erano i tuoi bisogni, e ci lasciavi in pace fremere coi venti e fiorire col sole; e noi in ricambio non solo ti fornivamo la mensa e riempivamo la cantina ed il celliere, ma ti davamo qualche cosa di più, perchè vivevi fra noi e ci amavi; ti davamo molta salute, lietezza e serenità di spirito.
No, la nuova gente non è venuta a turbarci: il bifolco e la sua famiglia si raccoglie, quando il verno è grande, ne le stalle e ragiona de le buone cose antiche; fioriscono i tetti di rondini