Pagina:Panzini - Il libro dei morti, 1893.djvu/215

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Vicino vi sonnecchiava il gatto con gli occhi di fosforo, aperti ne le tenebre, e pur vigilava.

Ecco la stanzettina da pranzo tutta pulita, coi suoi vecchi mobili e odorosa di mele cotogne.

Nulla è mutato: solo di fronte al ritratto de l’avo è stato messo il suo; un ritratto ad olio, che il figliuolo deve aver fatto eseguire, o a memoria o con l’aiuto di qualche fotografia. Certo egli vi si riconobbe con la sua grossa testa grigia, gli occhi pensosi e le labbra appena mosse ad un mite sorriso. Per quanti anni, a mezzodì, avea desinato con allegro appetito e allegro cuore, e fuori de la finestra scopriva la distesa dei campi e il mare in alto risplendere!

Ed anche il suo studiolo era tutto assestato e raccolto come quando egli vi si recava a leggere o a pregare. Lo scaffale con i libri tarlati, messi in fila, il seggiolone di cuoio, il volume di Livio e di Vergilio, da cui, leggendo ne le serene notti al lume de la lucernetta, usciano torme di cavalieri andanti e pompe di trionfi, e ricordanze di gloria! E allora egli vide che la nuova vita seguitava a fiorire su l’antica, ma lietamente, come