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Pagina:Panzini - Il libro dei morti, 1893.djvu/24

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di quelli, una vita modesta e monotona, ma libera da la schiavitù del lusso e de gli impieghi, cui oggi è soggetta la piccola borghesia. Abitavano vecchie case che si tramandavano di padre in figlio, dove i mobili avevano tutto il tempo di cadere rosi dai tarli, senza che altri li rimovesse dal loro posto. La più parte di quelle case avevano un orticello, dove si piantava il prezzemolo, il rosmarino, il radicchio per l’uso giornaliero de la cucina; la lavanda a profumare i teli di lino ne le grandi arche; qualche cespo di garofani e d’erbarosa; ed in taluni di quegli orticelli v’era anche un pergolato di gelsomini o una vite d’uva moscadella o un bell’albero fruttifero. Case ben fornite di tutto ciò che è necessario a la vita: d’autunno vi si macellava un grosso porco e lo vi si conciava, tanto che le travi del celliere scomparivano sotto le file dei salami, de le vesciche di strutto, dei prosciutti e dei festoni di salsiccia. Il podere poi forniva il grano per fare il pane e le frittelle, il vino ed il vinello, l’olio che si riponeva in certe grandi olle di terra.

E non mancavano i capponi ne la stia ad in-