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A dir preghiere il prete?
È vero che ne le chiese vi si serba un po’ di tepore anche nel verno.
Forse sono i sospiri e le lagrime de le genti dolorose che vengono al vespero a supplicare i grandi santi neri; forse sono i fiori che muoiono su l’altare maggiore e lasciano sfuggire il calore che hanno bevuto nei campi; o forse è il lumicino esile de la Madonna, che il sagrestano rifornisce d’olio ogni sera e brilla per tutta la notte.
Forse è quel lumicino che diffonde un po’ di tepore ne la chiesa buia e deserta.
Ma il prete ne ha dette assai ne la sua vita di preghiere e gli hanno giovato ben poco. Allora passerà la lunga veglia ne la casa parrocchiale. Ma, ohimè, essa è triste; la sua stanza è desolata ed il letto nero, stretto, freddo richiama a mente la bara.
Il vespero vi muore su le pareti scialbe; e il sole, nascosto dietro le nubi, non vi stende neppure un fuggitivo raggio di porpora. Alcuni grandi quadri, con le cornici tarlate e grevi: monache idropiche, santi smunti, martiri che sembrano avere