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i mobili, e il suo dito disegnò arabeschi come con un antico stilo. Sopra le piramidi dei libri, pendevano i ritratti dei benefattori dell’umanità, ma in quel giorno Beatus s’accorse che mancava il solo onesto benefattore: Ercole con la clava.

Intanto Scolastica entrava in casa con un fiasco di vino.

Essa non disse: «Padrone, buondì!», ma disse: — Lei la fa tanto lunga! Cos’ ha paura che gli portino via i libri? Stia sicuro che nessuno se li mangia. Viene un mio parente a trovarmi e lei lo scaccia come un cane. Cosa crede, perchè si è a servire, che si sia come gli schiavi d’una volta che ci mettevano le spille dentro la carne, e li buttavano da mangiare ai pesci?

Queste citazioni erudite di Scolastica non devono sorprendere: era ciò che si era appiccicato alla mente di lei dai tornei di parole che si tenevano nello studio di Beatus Renatus.

Scolastica continuò: — Già che io mi adatto