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che lei avrà un nome, e io, no! Ma sa lei.... Sa lei la pietà che provo quando passo per quello stanzone del gabinetto di storia naturale dove sono gli insetti? Infelici! Invece di disperdersi nel pulviscolo dell’atmosfera, stanno lì in vetrina, col cartellino ed il nome. Tale è la gloria, tale è il nome!

— La pensi come vuole — disse il giovane —; ma allora se non è per vendetta, mi salvi dalla trincea.

— In questo momento, veda, — disse Beatus, — lei ha detto una ragione che fa pensare; lei ha detto, mi pare: «mi salvi dalla trincea». Veda, veda! Lei artista, lei assertore delle maggiori audacie, ha adoperato adesso una parola della vecchia retorica. Caro lei è proprio una condanna! Con tutte le nostre ribellioni, noi parliamo sempre per sineddoche, per litote, per antonomasie, e altre fraudi del pensiero. Lei ha adoperato adesso una metonimia, mi salvi dalla trincea, cioè la causa per l’effetto: mi salvi dalla morte. Così che lei è vile.

— Se le fa piacere, sì.

— Piacere no: mi è indifferente. Ma ogni opinione, nettamente espressa, mi fa piacere.