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«E così il rosignolo morto non pensava all’oriente; nè il gallo vuol destare gli uomini. Tutto il resto è la tua malattia, qui».

E col ditino Beatus si toccò la fronte.

«Questo ditino così gracile e questa fronte così mostruosa! Ah, io sono animale mostruoso; e Scolastica ben lo sa: ma tutti voi, signori, siete mostruosi», disse Beatus volgendo lo sguardo attorno attorno per le pareti da cui pendevano i benefattori dell’umanità.

Tutti pendevano con quella deformità della fronte; e siccome alcuni erano calvi, così quelle fronti parevano bianchi occhi ciclopici.

«Figlio mio, perchè bestemmi tu i doni dello Spirito Santo?»

Questa voce Beatus udì. Essa proveniva da un ritrattino più piccolo: quello di sua madre. Anche Beatus aveva avuto una madre.

Allora Beatus si rannicchiò in grande meditazione, finchè venne la sera. E allora si accese la lampadina elettrica; ma, poco dopo, senza dire perchè, la lampadina alitò e si spense.

Alla luce dell’ultimo crepuscolo, Beatus vide il ritratto di quell’uomo che studiò tanto per