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dir nulla. Tranquillo. Ogni tanto accarezzava la testa di Ruggero Bonghi, che mostrava di rivedere con piacere l’antica conoscenza.

Beatus aveva in animo di dire loro alcune di quelle parole consacrate che pronunciano i sacerdoti: «Ebbene, già che le cose sono così, sposatevi, vivete in pace, lavorate, allevate la creatura che sta per nascere....». Insomma qualcosa di questo genere molto morale. Ma poi che li ebbe davanti a sè, e li ebbe scrutati tutti e due, il campanelluzzo cantò e disse: «Non dire sciocchezze, Beatus». Lui era guercio, e aveva la fisonomia felice dell’idiota: teneva le due mani posate sui ginocchi: mani nere, incrostate di pece ed unghie nere, quadrate. Lei, lei aveva tutti i muscoli rilassati come per una grande stanchezza. Il corpo era emaciato e quasi visibile sotto le vesti; ma il ventre sporgeva erto e gonfio: lì erano raccolte tutte le energie: quello era il tabernacolo dove con enorme ardore si formava quel movimento di vita che proromperà: un grido, un vagito, un’epitome delle generazioni e delle vite: l’uomo!

Beatus vide la parola dello smisurato poeta cristiano che disse: nel ventre tuo si raccese