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uno strano barbaglio d’oro con iridescenze opaline.

E perchè la vista serviva poco bene a Beatus Renatus, così domandò alla giovane donna che cosa fosse quel barbaglio.

— Il più vile dei fiori — disse la donna.

Era una distesa di quei fiori selvatici che crescono pei fossi, spontanei, l’estate; e non sembrano fiori. Sono come una tenue palla, e volgarmente son detti «soffioni».

— Sembrano i fiori del sole, — disse Beatus Renatus appressandosi.

Beatus colse uno di quei fiori, senza colore, ma così immateriale che la vista di lui non vi penetrava.

— Vedo un barbaglio di sole, e nulla più. Eppure è materiale! Lei, signorina, che ha miglior vista, forse meglio discerne.

Ella si appressò alla palla iridescente che Beatus teneva in mano.

— Oh, il meraviglioso ricamo! — esclamò. — Non avevo osservato.

— Certo un meraviglioso fiore — diceva Beatus. — Pare figlio del sole.

Ma mentre Beatus e la donna fermi così