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deserta biblioteca di Romagna! Egli si trova oggi in tutta piena giovinezza: alto, quasi atletico, quasi imberbe, coi nervi molto a posto (non come i miei): porge tuttavia, a prima vista, l’impressione di un ragazzone riguardoso e quasi timido. Ma quando guizza la spada del suo pensiero, timido e riguardoso nei giudizi diventa invece chi l’ascolta. Non che egli sia o folgorante parlatore o dialettico. È persuasivo perchè è profondo, arrendevole, umano. Parla pianamente con spiccata cadenza romagnola, chiudendo un po’ le palpebre quasi a meglio concentrare la sua imagine di pensiero: spesso un impercettibile sorriso! Dà piacere accostarsi a lui. Nella sua città di Romagna lo chiamano semplicemente, Renato. Ama di vivere col popolo, ma non beve il gran vino del popolo, perchè egli è bevitore d’acqua. Adora nostalgicamente la Romagna e il suo popolo, benchè il popolo non sospetti affatto chi sia Renato.

Veniva spesso a sorprendermi, sfolgorando nella bicicletta lucida, con quel suo sano affettuoso sorriso, sotto il gran sole. Eravamo così lontani dalla guerra che si faceva la psicologia dei fatti del giugno, specialmente in Romagna. Era stata allora chiamata sotto le armi una classe, e pareva imminente un nuovo sciopero dei ferrovieri.

Le nostre osservazioni non erano troppo liete. — Mussolini — diceva Serra — è un romagnolo di schiet-